domenica 9 gennaio 2011

6. La varietas



−Parlavamo ieri di criteri compositivi per mantenerne l’attenzione del fruitore, lettore o all’ascoltatore che sia. Sapresti nominarmene uno di questi criteri?
−Certo, è forse il principale, la varietas degli antichi, la varietà. Intendi la varietà dell’espressione, della trattazione o dell’argomento?
−Di tutti e tre e oltre, varietà di struttura della frase, di aggettivazione, di terminologia ... Probabilmente occorre uno studio specifico in ognuno di questi settori per arrivare a una competenza linguistica che permetta di padroneggiare queste molteplici varietà senza ostentazione ma in misura sufficiente per rendere efficace la comunicazione. Non è facile accorgersi delle carenze espressive per mancanza di varietà quando si parla o si scrive, se ne accorge però chi ascolta o legge, se non direttamente, almeno per il calo di attenzione e il subentrare del disinteresse e della noia.
−Credi che questo accada anche per i nostri postini?
−Da un lato li salva già la varietà degli argomenti, ma anche la continua variabilità genera assuefazione. Di questo mi sono accorto solo strada facendo, e ho cercato di rimediare raggruppando in serie un certo numero di postini e inframmezzandole con postini sciolti. Molto potrà fare il fruitore stesso, componendo lui stesso –con l’aiuto degli indici– degli itinerari di suo gusto. Ma se per una qualche ragione si fissa un parametro –per esempio l’argomento per una trattazione scientifica o la dimensione media di certe unità come qui per i postini– diminuiscono le possibilità di variazione e ciò rende più difficile comunicare efficacemente.
−Certo in questi casi occorre attivare al massimo la variabilità degli altri parametri in gioco, il che non è sempre possibile quando si tratta di dilettare (vedasi oltre la delectatio), oppure si rinuncia del tutto a questa funzione confidando nell’interesse specifico del fruitore, che anzi potrebbe addirittura non vedere di buon occhio un alleggerimento della pressione argomentativa.

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