giovedì 13 gennaio 2011

8. La parola



−In una composizione verbale così compressa e al tempo stesso destinata all’uso comune, come lo sono questi postini, la parola va soppesata con la massima attenzione.
−Perché, di solito non ci si bada?
−Purtroppo no, è sufficiente che ci si capisca, il di più è considerato letteratura, roba da poeti, scrittori, roba da élite.
−Eppure a scuola ci si va tutti o quasi, mica solo i figli di letterati.
−Proprio per questo la lingua che si parla a scuola è in genere trascurata e imprecisa. Per mancanza di rispetto e amore nei confronti di uno strumento di uso quotidiano che si considera quasi un dato di natura su cui non mette conto di riflettere.
−E non è così? Comunque, i dati di natura sono degni di rispetto.
−Piè che di rispetto parlerei di conoscenza. Nella parola si riflette tutto il nostro stare al mondo e il mondo stesso nella misura in cui lo conosciamo. La parola è verità.
−Perché, le bugie con che cosa si dicono?
−Hai ragione, mi sono fatto trascinare dalle parole. Oltre tutto le parole che ci servono per dire la verità sono le stesse di cui ci serviamo per mentire.
−Allora non sono le parole a essere vere o false. Possiamo dire che sono tutte vere o tutte false. Quindi vero e falso sono uguali.
−Le parole non sono né vere né false. Sono neutre.
−Cioè non significano niente.
−Forse il problema del significato è più complesso. Le parole potrebbero avere una sorta di disponibilità alla significazione, che solo al momento in cui vengono inserite in una struttura di frase collassano un significato.
−La stessa cosa potrebbe capitare alla frase, il cui significato si preciserebbe soltanto nel discorso …
−… o nell’insieme dei discorsi che una lingua rende possibile …
−… o nell’insieme delle lingue in cui si esprime una certa cultura …
(a due) … ed eccoci a IMC.

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