giovedì 23 dicembre 2010

Uno sconosciuto

Disegno di L. Kupelwieser, 1813

Può una cosa essere di uno proprio perché è di tutti?
Può una cosa essere di tutti proprio perché è di uno?
Può l'originalità preesistere a sé stessa? coincidere con ciò che abbiamo sempre saputo, senza saperlo?

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Si sedette al pianoforte. Le sue dita si muovevano con la sicurezza di chi per suonare non aveva che da interrogare la memoria. Eppure i suoni che ne uscivano erano nuovissimi. Gli ascoltatori riconoscevano ciò che ascoltavano per la prima volta. Prevedevano l'imprevedibile. Il futuro era presente in un passato sconosciuto.


“Perché ripetere il già detto?”
“Per sottrarlo al tempo, alla storia. Perché il ripetuto è l'eternità.”
(Per un attimo sembrò somigliare a un antico busto di Parmenide, poi, lentamente, mutò sembiante: baffi neri, incolti, selvaggi, occhi incavati, neri penetranti. Quindi si rimise al pianoforte con il suo consueto, insignificante aspetto di pianista miope, da birreria.)


Molti l'avevano visto al pianoforte. Molti conoscevano e amavano i suoi Lieder. Pochi avevano ascoltato qualcuno dei suoi splendidi lavori strumentali. Pochissimi, forse nessuno aveva capito chi era Franz Schubert.

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