venerdì 5 giugno 2009

Al Partito Democratico - una epistola politica


Da qualche tempo Boris sta lavorando ad alcune ‘ Epistole politiche ’, che un giorno o l’altro finiranno su questo Blog. Oggi vi proponiamo l’ultima parte di una queste epistole, indirizzata al Partito Democratico.

[... ... ...] Attualmente le forze politiche mirano tutte ad uscire dalla crisi con una ripresa della crescita economica, cioè con lo stesso modello che ci ha precipitato nella situazione attuale. Non è da escludere che una tale uscita sia ancora possibile illudendoci per qualche altro anno di avercela fatta.

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Sappiamo però benissimo che non potrà trattarsi che di una breve pausa in una discesa economica e culturale inarrestabile. Al di là di una irrazionale contestazione violenta, credo sia necessaria una tregua politica per gettare le basi comuni di un nuovo modello di convivenza sociale , di uso dell’ambiente, di ridistribuzione della ricchezza. Fino a pochi anni fa due modelli si contrapponevano, tra i quali una pluralità di sottomodelli era possibile. Oggi l’unico modello superstite crea in se stesso una finta opposizione, come si osserva da tempo negli Stati Uniti, in Europa e nei paesi emergenti. Come nell’America di ieri la differenza sostanziale tra democratici e repubblicani consisteva in chi deteneva il potere, così nell’Unione Europea di oggi le opposizione potrebbero scambiarsi i programmi con i governi in carica che poco o nulla cambierebbe nei rapporti con il terzo mondo, nelle politiche energetiche o nei piani educativi.
Sia il bipartitismo che la pluralità partitica non fanno che proporre delle varianti di superficie, ma il modello resta unico. Ed è un modello palesemente perdente. Lo è stato anche quello comunista, almeno nella veste ‘ reale ’ assunta con Stalin, ma la sua caduta ha lasciato in piedi l’altro, mentre quando anche questo cadrà, non resterà più nulla cui legare un’ipotesi di sopravvivenza. Il pericolo di una terza guerra mondiale, non più tra nazioni, ma di devastazione interna con la corsa a chi arriva prima agli arsenali atomici, non è solo fantascienza.
Non so se lo scenario qui tracciato sia realistico. Ma anche se fosse solo possibile, ritengo che vada comunque prevenuto. La crisi dello strapotere economico e culturale dell’occidente credo sia irreversibile. L’Asia ci sta già sopravanzando per molti aspetti. Anche il Sud America si è mosso. L’Africa ha intrapreso un’offensiva che non si limiterà certo agli sbarchi di disperati clandestini (cui noi stupidamente pensiamo di opporci con qualche cacciatorpediniere di riserva). Senza un piano mondiale di ristrutturazione economica e sociale non ce la caveremo. Ma per concepire un tale piano e regolarne l’attuazione occorre un cambio di mentalità, una ‘ mutazione culturale ’ che investa tutta intera la specie umana. E questa ‘ mutazione ’ dovrà salvaguardare la pluralità culturale delle società, dei modelli economici, dei credo religiosi, entro un unico metamodello metaculturale. Perché questo si formi nella mente di ogni cittadino è necessaria un’appropriata politica educativa. E voi, cari amici e compagni del Pd ci state pensando a questo genere di cose? Un saluto
B.
Cantalupo, 4-VI-2009

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo Boris! Credo che il Partito democratico si è solo e unicamente presentato per quello che non vuole essere, un partito non di Destra ma neanche socialdemocratico, un partito non confessionale ma neanche laicista.
Tutto questo va benissimo. Solo che queste autodefinizioni lo spingono comunque a non liberarsi di quelle categorie che perquanto negate, anzi proprio perchè negate, continuano ad abitarlo