lunedì 28 marzo 2016

Tratta XXXVII.4 – Autocompensatorio

[Dialogante 2] Il pensiero metaculturale sarebbe imbattibile perché afferma tutto e il contrario di tutto, quindi, sommando, non fa che affermare il nulla.
[Dialogante 1] È facile e anche logicamente corretto dire così, ma le conseguenze di questo nulla possono essere positive per la nostra sopravvivenza.
[Dialogante 2] E come? 
[Dialogante 1] Scomponendo il nulla nelle sue metà contraddittorie, eliminandone una e conservandone l’altra.
[Dialogante 2] E quale elimineresti? 
[Dialogante 1] Qui sta il problema. Di primo acchito verrebbe da rispondere quella negativa. Ma poi ci si accorge che il più e il meno non sono equamente distribuiti nelle due metà…
[Dialogante 2] … inoltre che non hanno lo stesso valore per tutti (ciò che per gli uni è positivo per gli altri è negativo e viceversa) così è quasi impossibile accordarsi su cosa eliminare e cosa conservare.
[Dialogante 1] Fin’ora siamo sopravvissuti conservando ed eliminando a caso, secondo la legge del – momentaneamente – più forte. Ora però le forze in gioco sono tali che, se venissero in campo nella loro interezza, ci cancellerebbero da ogni domani…
[Dialogante 2] … quindi meglio ritornare al nulla metaculturale
[Dialogante 1] Non penserai però a questo nulla come ultima spiaggia prima del no! all’azione. Mentre quest’ultimo è assenza del movimento, stasi assoluta, vedrei il nulla metaculturale come movimento assoluto, moto browniano, autocompensatorio, a somma zero ma diverso in ogni suo intorno, per piccolo che sia.
[Dialogante 2] IMC, luogo del perenne cambiamento, dell’irrequietezza cosmica. 
[Dialogante 1] Ti stai librando nella retorica dell’infinito.
[Dialogante 2] IMC mi permette anche questo, perché non dovrei profittarne. 
[Dialogante 1] Un nulla molto liberale che accoglie anche il tutto…
[Dialogante 2] …generando con lui anche l’esistente… 

[Dialogante 1] E consegnandolo al tempo.

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