sabato 19 marzo 2016

Tratta XXXVII.3 – La solita trappola del verbo essere in funzione ontologicamente fondante


[Dialogante 2]  Forse ieri ci siamo lasciati andare a prematuri entusiasmi. Anche una mosca distingue tra una cosa dolce e una che non lo è…
[Dialogante 1]  … ma non lo sa comunicare.
[Dialogante 2]  Anche questo non è detto sia vero. Le api, per esempio, hanno sviluppato un vero e proprio linguaggio per comunicare con le compagne.
[Dialogante 1]  Si tratta di insetti sociali…, tuttavia hai ragione: anche gli animali distinguono e talora sanno anche comunicare ciò che hanno distinto, ma non per questo diremo che le loro distinzioni sono culturali.
[Dialogante 2]  Lo diremo soltanto per quelle riferibili a concetti fra loro distinti…
[Dialogante 1]  …e andrebbe bene se sapessimo con chiarezza distinguere i concetti. Questi invece assai spesso sfumano gli uni negli altri…
[Dialogante 2]  …e non sappiamo neppure bene che cos’è un concetto…
[Dialogante 1]  …e che cosa è una qualsiasi cosa oltre ad essere ‘quella cosa’.
[Dialogante 2]  La solita trappola del verbo essere in funzione ontologicamente fondante.
[Dialogante 1]  Lasciamo perdere queste ovvietà. Continuo comunque ad essere affascinato dalla lapidaria semplicità di quella frase, che tutt’al più vedrei così integrata:
TUTTE LE DISTINZIONI CONCETTUALMENTE
CONVALIDATE SONO CULTURALI
Questo perché sono i concetti ad essere culturali non le distinzioni.
[Dialogante 2]  Ha tutta l’aria di essere una scappatoia.
[Dialogante 1]  E se fosse? L’importante sarebbe essere sfuggiti al pericoloso attacco tirando in salvo anche la preziosa frase.
[Dialogante 2]  Ma perché ci tieni tanto?
[Dialogante 1]  Per i suoi due corollari che qui ripeto:
Il pensiero metaculturale non le riconosce (quelle distinzioni)
Ogni distinzione (concettualmente convalidata)
può essere metaculturalmente mediata.

[Dialoganti 1 e 2, a due]  Abbiamo così mantenuto aperta la tratta in direzione della pace.

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