giovedì 17 marzo 2016

Tratta XXXVII.1 – Tutte le distinzioni sono culturali


Ieri (9-9), in uno dei molti incontri di preparazione per il progettato corso di ‘formazione per operatori metaculturali’, abbiamo ripreso il tema delle competenze che tale operatore dovrà avere, e ancora una volta non siamo riusciti a stabilirne un elenco soddisfacente. Qualsiasi disciplina culturalmente definita ci è sembrata esterna al progetto, se intesa contenutisticamente, come a scuola o nelle università. Un poco meglio sono andate le cose quando dalle discipline siamo passati alle inter- o transdiscipline (logica, semiotica, informatica…) ma poi si è visto come anche queste, nella loro crescente specificazione, hanno ormai assunto uno statuto disciplinare, del tutto analogo a quello delle discipline tradizionali. Abbiamo quindi preso in considerazione i presupposti culturali delle discipline e interdiscipline: su che cosa si basa, a quali esigenze risponde, che ‘stile di pensiero’ utilizza la tale o la talaltra disciplina. Questo tipo di indagine, certo assai stimolante, ci è sembrato tuttavia poco adatto ad un corso di base come vorrebbe essere il nostro. L’abbiamo quindi tenuto in serbo per eventuali per eventuali fasi future di approfondimento.
Ci siamo rivolti a questo punto, non più agli oggetti del corso, ma agli strumenti mentali con cui affrontarli, all’analisi cioè, da noi trattata – teoricamente e praticamente – in vari ambiti (musicale, visivo, verbale) sia dal punto di vista culturale che da quello metaculturale, per lo più in associazione al momento produttivo. Questo punto non ha presentato per noi particolari difficoltà, data la nostra pluridecennale esperienza in materia. Ma ci stiamo muovendo ancora alla periferia di una metodologia effettivamente metaculturale. Ciò nonostante molte delle indicazioni offerteci da questo approccio possono essere seguite con profitto anche in un corso come questo che stiamo cercando di progettare.
Abbiamo quindi esaminato una distinzione di cui si legge anche nei progetti ministeriali: tra sapere e saper fare. Distinzione certo utile in molti casi, quindi da tenere operativamente presente, ma anch’essa non pertinente al pensiero metaculturale. A questo momento si è profilata – tipico caso di ‘pensiero emergente’ – la seguente proposizione:
TUTTE LE DISTINZIONI SONO CULTURALI
con il seguente corollario:
Il pensiero metaculturale non le riconosce.
Questo non vuol dire naturalmente che non se ne serve. Se non lo facesse, sarebbe condannato a vivere in un universo indistinto, troppo prossimo a UMC. Ma non gli assegna un piano conoscitivo di particolare rilevanza.
Procedendo di qualche passo nella stessa direzione possiamo dire che:
Ogni distinzione può essere metaculturalmente mediata
Una piccola tratta in direzione della pace.]


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