martedì 15 febbraio 2011

Un grande, immenso amore


Si era innamorato di lei a nove anni, quando ancora facevano la quarta elementare. Non sapeva nemmeno cosa fosse ciò che attirava il suo sguardo verso di lei, ovunque si trovasse, dentro o fuori dell’aula, per strada, in giardino. e, se non era in nessuno di questi posti, era certo nella sua mente, sempre.

Faceva di tutto per non farsi accorgere che la cercava con gli occhi, ma al tempo stesso voleva che se ne accorgesse. Se gli capitava, per caso, di sedersi vicino a lei, si mostrava distratto, indifferente, ma chiunque si sarebbe accorto della finzione. E lei, sveglia come lo sono le bambine già a quell’età, se ne era perfettamente accorta, né si può dire che la cosa le dispiacesse. Solo che non lo dava a vedere, molto più abile in questo dei maschietti coetanei. Passavano i mesi, gli anni, e le cose restavano sempre allo stesso punto, almeno per lui. Aveva cominciato a capire di che si trattava, ma si era ormai affezionato al suo segreto amore, al punto che non lo avrebbe rivelato a nessuno, neppure al suo oggetto. Il quale attendeva pazientemente questa rivelazione, ma poi, visto che niente accadeva, aveva cominciato a guardarsi intorno: il mondo era grande e offriva ben altre occasioni che uno spasimante incapace di dichiararsi. Frequentavano ormai le superiori e gli amori fiorivano da ogni parte. Lei non si rifiutava, tanto più che era, non solo attraente, ma anche in grado di gestire convenientemente le situazioni che si venivano a creare. Non lo aveva dimenticato né rimosso, ma non intendeva sacrificare la propria vita a un eterno indeciso. Fini quindi per sposarsi, ma non ebbe una vita felice. Ben presto si manifestò in lei una malattia che non le consentiva di avere figli, anzi minava la sua resistenza fisica, tanto che il marito finì per allontanarsi da lei senza tuttavia abbandonarla del tutto.

Lui intanto, l’innamorato costantemente fedele, l’osservava vivere senza intervenire. Gli era sufficiente il pensiero di lei, di lei come la ricordava dagli anni dell’infanzia e dalla prima giovinezza. Sapeva dove abitava e ogni tanto l’incontrava, o meglio l’avrebbe incontrata se non si fosse sottratto ogni volta, quasi come a un pericolo per la sua incolumità.

Un giorno venne a sapere che era sta ricoverata in imminente pericolo di vita. Si fece coraggio e andò a trovarla, con un mazzo di fiori. Questi però furono subito requisiti dal personale sanitario. Si sedette sulla sponda del letto, cercando di parlare della difficile situazione internazionale. La guardava come se non la riconoscesse. Lei invece gli rivolgeva uno sguardo implorante senza dire una parola. Lasciò all’ospedale il suo numero telefonico, per ogni evenienza. E infatti, a notte fonda gli comunicarono la morte della donna. Poco dopo si riaddormentò. Incontaminato restava in lui quel suo grande, immenso amore.

[Riproponiamo, questa volta trascritto, un postino letto da Boris alcuni mesi fa]

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