mercoledì 9 febbraio 2011

19. I postini nella scuola



- Una volta riconosciuta la funzione formativa dei postini, c’è da vedere se non è il caso di proporli –loro o qualcosa di analogo– nella scuola.

Ma già lo si fa. Ai tempi miei si chiamavano pensierini, quando li si voleva più sviluppati temi.

I famigerati temi che ricordo tutti odiavamo, e se mi avessero detto che un giorno mi ci sarei dedicato a tempo pieno …

Evidentemente, o sei cambiato tu –cosa più che probabile, visto i tuoi anni– o i postini non sono temi. Già, cominciamo a dire che non sono dati ma ciascuno li decide a suo piacere …

… e nessuno ti spiega come devi farli.

A dir la verità, questa serie di postini proprio questo vuole spiegarti.

Bisogna vedere se poi lo fanno.

Intanto, cerchiamo almeno di capirlo noi, come si scrivono i postini.

Siamo alle solite. Non appena ci si avvicina alla scuola, si levano le voci, come si fa questo, come si fa quello …

Per forza! A scuola si va per imparare.

Poi, a cose fatte, ti accorgi che hai imparato molto di più fuori che dentro la scuola.

In parte è ovvio che sia così: la scuola non occupa che un breve tempo della vita, e anche gli incontri che vi si fanno sono relativamente pochi e per di più inseriti in un contesto concorrenziale assai poco educativo …

… secondo altri invece sommamente educativo perché ti prepara alla competitività del mondo reale

… e ti impedisce di concepirne uno alternativo.

Ma non parliamo di scuola, parliamo di postini!

Sì ma di postini nella scuola, quindi di come adattarli alle sue esigenze.

Queste però non sono un dato a priori, immutabile, ma variano nel tempo e secondo il tipo di società …

… che possono contribuire a cambiare.

Quindi in un certo senso sono oppositivi alla scuola, che tende a riprodurre la società, non a cambiarla.

Posso però immaginare, andando dentro la scuola più pedissequamente agganciata alla società, degli spazi di autonomia, entro cui lasciar libero il pensiero di seguire il proprio corso, ovunque voglia andare: lo spazio dei postini.



P.s.


Come al solito, si è detto poco o niente di un eventuale uso dei postini nella scuola. Non so bene perché la scelta compositiva di questa serie di postini è stata quella di soddisfare il meno possibile il criterio di congruenza tra il titolo e il testo. Forse la scelta faceva già parte del progetto d’insieme (quale insieme? di questa serie? di tutti i postini? del concetto di postino?); fatto sta che la si riscontra, se non sistematicamente, troppo spesso per essere casuale (anche questa mi sembra di averla già detta).

È probabile, e lo posso testimoniare, che tale incongruenza mi è –se così posso dire– connaturata o forse acquisita per insoddisfazione, per protesta. La ritrovo infatti anche nella mia produzione musicale, addirittura a livello di titolo (Trio N. 2 o delle Incoerenze, Sinfonie di alterità, ambedue del 1998) ecc. È anche possibile che sia una conseguenza metodologica di IMC (vedi IMC, 1999, Capitolo 6, Terzo contributo: l’individuazione delle alternative; la cosa comunque non mi sembra granché interessante).

Più interessante, e soprattutto più utile, credo che sia aggiungere ancora qualche parola sulle intenzioni formative che potrebbero giustificare una diffusa presenza dei postini –non necessariamente di questi– nella scuola, proprio come esercizio preparatorio all’individuazione delle alternative. Credo infatti che oggi, nella fase di smontaggio e ricomposizione delle culture che stiamo vivendo, una tecnica di reperimento , eventualmente di invenzione ex novo di modelli, prototipi, sia di importanza fondamentale per la nostra sopravvivenza. Quelli che abbiamo ereditato dalla tradizione non sono sufficienti, molti addirittura inapplicabili senza grave pregiudizio per il nostro ambiente, cioè per noi stessi. Ricorrere a modelli di un passato lontano non è possibile senza profonde modificazioni che tengano conto del progresso tecnologico degli anni recenti, che tuttavia deve a sua volta tener conto dei tempi –molto più lunghi– di adattamento biologico della specie umana. Questa infatti per molti aspetti è rimasta quale l’evoluzione l’aveva plasmata centinaia di migliai di anni fa. Il pensiero metaculturale, che ci accompagna da allora, ha gli strumenti per renderci consapevoli. Ma anche gli strumenti per oscurare questa consapevolezza. Di fronte a questa alternativa, cerchiamo di fare la scelta giusta.


Fine della serie

2 commenti:

Anonimo ha detto...

postino = portalettere
questo in italiano

Rigobaldo ha detto...

Gentile anonimo,

Non dico che non abbia Lei ragione.

Felicemente l'italiano non è un universo culturale locale chiuso - ogni tanto ci sbarca qualche nuova parola sulle sue spiagge.

Questo che Lei commenta è solo un tentativo.

Cordialità,