martedì 22 febbraio 2011

La vecchia casa


[17b] Davanti a noi, di sbieco, c’è ancora la vecchia casa.

Gli abitanti di un tempo –tra cui due bambine che oggi hanno loro stesse figli e forse anche nipoti– sono andate via da molto, abbandonando alcune lettiere arrugginite. Al piano di sotto sono ancora visibili nel muro gli anelli cui legavano cui legavano loro buoi, mentre accanto la casa si riconoscono un porcile e un forno. I vetri e le finestre sono stati tutti rotti a sassate dai bambini del paese. Ero presente anch’io e forse ho dato una mano.

Ma perché si fanno queste cose?

Nel retro della casa una scala diroccata conduce al piano superiore, un seguito di quattro stanze comunicanti, senza corridoio. All’un capo si trovano una cucina e un cessetto, cosicché, quando un abitante della stanza all’altro capo della casa voleva recarvisi, doveva passare per tutte le altre. Il tetto è riccamente ricoperto d’erba e l’edera ha invaso i muri, ma tetto e muri resistono ancora all’acqua.

Spesso mi capita di visitare la vecchia casa con la splendida vista sui monti sabini. E allora mi piace andare a quella finestra da cui si vede di sbieco la piccola casa di fronte, dalla quale talvolta –come oggi– vedo venire incontro un anziano signore. Già mi sembra di sentire i suoi passi mentre sale dalla scala sul retro ed entra nella stanza. Allora mi volto e faccio lentamente ritorno.

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