lunedì 1 novembre 2010

SÌ allo studio del vivente e delle sue esigenze


In una trattazione più ampia e meno frammentata questo e il precedente postino avrebbero dovuto apparire congiunti. Non vedo infatti come la materia vivente potrebbe essere disgiunta da quella che non lo è. Credo che la caratteristica che chiamiamo vita sia un’emergenza relativamente tardiva della materia, tale da non alterarne significativamente la struttura a livello molecolare o atomico. Ciononostante, fenomenicamente c’è differenza tra un gatto e un sasso, al punto di giustificare uno studio differenziato.Leggere di più ...In particolare la materia vivente –dal paramecio all’elefante– per mantenere questa sua caratteristica ha delle particolari esigenze che bisogna conoscere e osservare, se si vuole, appunto, mantenergliela. Queste esigenze variano da specie a specie, alcune però sono comuni a tutte. Nessuna, per quel che se ne sa, prospera nel nucleo incandescente di un corpo celeste; sembra che tutte abbiano bisogno di acqua. Uno studio attento dei viventi ci permetterà di avere qualche compagno di viaggio nel nostro vagabondaggio per lo spazio. Uno studio attento di noi stessi potrebbe mantenerci ancora per qualche tempo alla finestra della nostra navicella spaziale. Sempre che siamo interessati a restarci.

1 commento:

Unknown ha detto...

un pò come dire, che per poter essere definiti appunto: "esseri viventi" non basta essere ma si è in quanto relazionati ad elementi esterni da sé essenziali alla nostra sopravvivenza. Un essere inanimato, quale ad esempio un sasso, può domiciliare dovunque continuando a portare con integrità la sua struttura,certo, si modificherà asseconda del contesto ambientale che lo ospita, ma ciò nonostante potrà con semplicità offrire la sua presenza in ogni dove. Questo invece non è possibile per un essere vivente che necessita di conservare un corretto livello omeostatico compatibile alla vita. L'essere inanimato, dunque, ha una capacità maggiore di adattabilità all'ambiente esterno, rispetto all'essere vivente costretto da esigenze fisiologiche a costituire relazioni specifiche con elementi esterni da sé. Solo nel momento in cui l'essere vivente sarà privo del suo contenuto che lo rende animato, raggiungerà il grado più alto di adattabilità sganciandosi da quelle relazioni specifiche che lo costringevano. Da morti, dunque, potremmo "andare dovunque,lontano, dove vogliamo ma che ora non possiamo". Ciao Booo