domenica 14 novembre 2010

SÌ alla polverizzazione del potere


Un sì che richiede qualche chiarimento.
Alla separazione dei poteri –legislativo, esecutivo, giudiziario– ci ha abituato la nostra Costituzione. Altri divisioni sono immaginabili e anche attuate, come tra poteri religiosi, civili, militari, ma una polverizzazione equivarrebbe a riconoscere solo il potere su sé stesso, quasi escludendo qualsiasi forma di organizzazione sociale: un’anarchia totale difficile addirittura a immaginarsi. Simmetricamente ad essa troviamo l’assoggettamento –anch’esso totale– a un potere centrale assoluto, come nel governo del Re Sole o nel comunismo di Stalin. In questi casi l’anarchia assoluta è riservata al centro, l’unico punto a non essere soggetto ad alcun potere esterno. D’altro canto questo potere centrale ha tutta la debolezza dell’autoreferenza in logica: si dissolve non appena, in mancanza di scambio con l’ambiente, ha consumato le sue energie interne. Leggere di più ...Polverizzazione dei poteri dà l’idea dell’annientamento del potere stesso quale si ha per esempio all’interno delle società di insetti –api, formiche, termiti– presso le quali l’assenza di una gerarchia (re, regina, soldati, operaie non sono che l’umanizzazione di funzioni assolte istintivamente senza investitura di potere) produce per converso formidabili manifestazioni di potere, sia costruttivo che distruttivo, all’esterno.
Non è neppure questo ciò che intendo con il termine, forse non felice, di polverizzazione. Penso piuttosto a un potere talmente suddiviso che a ciascuno tocchi solo la parte che egli esercita su sé stesso e questa parte, anziché potere, la chiamerei piuttosto responsabilità.

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