venerdì 6 giugno 2014

Tratta XII.6 – Equiparato a Cristo?



[Dialogante 1]  È singolare come la filosofia ritorni sempre al presocratico, in particolare alla coppia Parmenide-Eraclito, quasi che ogni antagonismo sia riducibile all’alternativa amletica essere o non essere
[Dialogante 2]   alternativa il cui corni sono stati ambedue monopolizzarti dal potere, mentre la loro illogica sintesi…
[Dialogante 1]  … rifiuta l’idea stessa di ‘potere’.
[Dialogante 2]  E noi che facciamo? La rifiutiamo oppure no?
[Dialogante 1]  Ormai è divenuta una facile scappatoia la terza via, che però non ha ancora ricevuto il riconoscimento dall’ufficialità.
[Dialogante 2]  Probabilmente dovrà riceverlo abbastanza presto, nella forma logicamente accettabile di IMC, per banali necessità di sopravvivenza.
[Dialogante 1]  Perché le chiami ‘banali’, queste necessità?
[Dialogante 2]  Perché ritengo banale’ il fatto di esistere…
[Dialogante 1]  … o di non esistere.
[Dialogante 2]  E che ne dici del fatto di ‘esserci stato’?
[Dialogante 1]  Credo che avrebbe rilevanza solo nel terzo caso, quello che abbiamo identificato nel nunc stans dell’eterno ritorno.
[Dialogante 2]  Nunc stans che con qualche modifica potrebbe anche coincidere con l’idea cristiana della salvazione.
[Dialogante 1]  Nietzsche equiparato a Cristo? Mi sembra un po’ troppo!
[Dialogante 2]  Eppure molti l’hanno visto così, e lui stesso sembra essersi modellato su di lui in Ecce homo è forse già da molto prima[1].
[Dialogante 1]  Propongo di lasciar perdere sia Nietzsche che i presocratici e di far ritorno alla metafora dei ponti, che non riusciamo a concretizzare.
[Dialogante 2]  Forse non si tratta di concretizzarla, ma di lasciarle intatta la sua ‘luce’.


[1]             Si ricordi che da adolescente Nietzsche, figlio di un pastore protestante, frequentò gli ambienti evangelici.

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