giovedì 5 giugno 2014

Tratta XII.5 – Un eterno nunc stans



(Frammento di Nunc stans, de Jean Dubuffet)

[Dialogante 1]  Parliamo spesso –mai troppo tuttavia– di scuola e di formazione; troppo poco tuttavia nella vita adulta, postscolare, quasi che gli occhi siano tutti fatti e nulla resti da fare se non rassegnarsi alle cose come sono…
[Dialogante 2]   mentre le cose sono in perenne movimento. Non sappiamo in quale direzione e soprattutto non sappiamo se usare per questo movimento il termine ‘evoluzione’…
[Dialogante 1]  … ma che non restino ferme, su questo possiamo concordare.
[Dialogante 2]  E allora il problema è come guidare il cambiamento senza che esso si fermi o ripercorra tratti già percorsi, per non cadere in una ripetitività senza via di uscita.
[Dialogante 1]  A questo dovrebbe avere preparato già la scuola, ma se non lo ha fatto, è l’età adulta che deve educarci da sola…
[Dialogante 2]  … al diverso, all’imprevedibile, fino all’ultimo, definitivo cambiamento.
[Dialogante 1]  È la via faustiana, occidentale, complementare all’altra, che, più che una via, si direbbe una stasi fondata sulla compresenza delle alternative.
[Dialogante 2]  Che vuoi dire?
[Dialogante 1]  Sia data un’alternativa semplice: cioè due scelte possibili per prendere una decisione. Secondo la nostra tradizione, aut-aut, o si prende l’una o si prende l’altra. C’è però una terza via che c’appare illogica, che però è ammessa nella teoria dei quanti, in forme di pensiero magico o mistico, diffusa, oltre che in oriente, anche da noi in particolari momenti della nostra storia. Ed è quella che ho chiamato della compresenza delle alternative: il e il no contemporaneamente nello stesso luogo.
[Dialogante 2]  È una via che di fatto nega il movimento o meglio lo riassorbe nell’idea di stasi, un po’ come l’eterno ritorno di Nietzsche si risolve in un eterno nunc stans.

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