lunedì 26 novembre 2012

Hans Werner Henze (1926-2012)


H.W. Henze attorno 1970. [Erich Auerbach/Hulton Archive]

Ho conosciuto Hans Werner nel 1952, all'epoca di Boulevard Solitude, operina presentata mi sembra in quell'anno al Teatro dell'Opera di Roma, assieme a un'opera di Vieri-Tosatti. A quell'epoca io ero alle prese col neoclassicismo di marca hindemithiana e stravinskiana, quindi avevo scarsa attinenza con la posizione molto più avanzata che Henze occupava nel panorama musicale europeo. Più tardi sia Henze che io ci discostammo notevolmente dal pensiero musicale delle avanguardie darmstadtiane.

Nell'insieme posso comunque dire di non aver saputo apprezzare la musica di Henze come indubbiamente meritava. Ero impedito in questo dal mio temporaneo ottundimento mentale dovuto alla frequentazione delle avanguardie. Di ciò mi dispiaccio oggi anche in ragione della mia attuale miglior comprensione dell'evoluzione musicale successiva al tramonto delle avanguardie.

Considero a Henze uno dei più profilati musicisti del nostro tempo. Successivamente ho avuto anche ripetute occasioni di accostarmi a lui sia qui a Cantalupo che al suo Cantiere di Montepulciano, con il quale ho avuto il piacere di collaborare a più riprese, a metà degli anni Ottanta. Anche se i nostri due cammini, pur avendo delle rilevanti affinità politiche e progettuali, si sono tuttavia svolti su binari paralleli ma non coincidenti, osservo oggi, a cose fatte, una notevole convergenza nel considerare la musica non dall'alto di una cultura elitaria e tecnicamente riservata, bensì nel contatto tra essa e il fruitore. La differenza delle nostre posizioni sta in questo: che Henze ha impostato questo contatto sulla sua propria attività compositiva, raggiungendo risultati notevolissimi; per parte mia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, il mio contributo non ha riguardato tanto l'attività compositiva, quanto l'azione che da musicista ed essere pensante potevo svolgere in ambito didattico-formativo. In questo senso l'iniziativa di Henze a Montepulciano mostra qualche affinità con la mia qui a Cantalupo.

Henze mi ha offerto anche l'occasione di presentare quest'attività, svolta essenzialmente in ambito educativo, nel suo Cantiere. Nel seguito abbiamo avuto ancora sporadici contatti, che purtroppo non si sono sviluppati in un'effettiva collaborazione, come forse sarebbe stato utile ed auspicabile. Ho comunque seguito con estremo interesse la produzione musicale henziana, sempre più ammirato della sua straordinaria musicalità e sapienza compositiva. Avrei voluto frequentarlo maggiormente ma il diverso orientamento del nostro lavoro, pur nella convergenza politica, non mi lo ha permesso.

Non mi resta che dolermi della sua 'prematura' (anche se avvenuta a 86 anni) scomparsa e ricordarlo anche personalmente con affetto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho conosciuto Henze nel 90, credo. L'occasione è stata creata dal mio professore di storia della musica di allora, Claudio Annibaldi. Henze deve avergli chiesto se aveva uno studente di composizione con una buona calligrafia sotto mano, e Annibaldi ha pensato a me anche se poteva sapere della mia calligrafia musicale solo per sentito dire. Forse non ero neppure la scelta preferita, ma non importa – Annibaldi mi chiese se ero interessato di collaborare con Henze per il prossimo progetto suo di operina a Montepulciano. Dunque ci andai.

Henze aveva ragione di aver richiesto uno studente di composizione per i suoi scopi. Aveva una specie di estratto per pianoforte che mi mostrava spiegandomi in quale maniera lo voleva vedere orchestrato per un organico preciso, e mi ricordo bene che mi spiegò per quasi un'ora i particolari di ogni battuta. Poi dovevo mettermi all'opera, e notavo che il lavoro richiestomi era serio perché per svolgerlo ci volevano solide competenze compositive. Mi ero però ingannato su un'altro aspetto del rapporto con me desiderato da Henze: pensavo che 'collaborazione' avrebbe potuto avere il significato di 'comporre insieme', cosa che era lontana dalla sua idea. Mi voleva soltanto come 'orchestratore' competente e con una buona calligrafia, perché il mio manoscritto sarebbe stato pubblicato come tale dalla solita edizione Schott.

Mi misi al lavoro. Dopo quattro ore gli portai i primi risultati. Henze aveva da ridire su alcuni particolari, ma credo che nell'insieme doveva essere contento. Mi propose allora di svolgere questo progetto per lui, e mi disse una somma d'argento che era disposto di pagarmi.

Feci un breve calcolo. Il lavoro richiesto da lui non era quello di una semplice copia, ci voleva molto di più. Mi aveva precisato quante pagine sarebbero diventate, e mi resi conto che l'impegno sarebbe diventato un lavoro di cinque a sei ore odierne per i prossimi sette mesi. Una cosa enorme quindi. Me la sarei anche sentita fare, perché mi sono detto che lavorare con uno dei rarissimi compositori di musica 'seria' che ha fatto gli stramillioni con il suo mestiere (questo fatto era arcivisibile dalla sua casa, dai suoi discorsi e dalla 'corte' di servi con cui si circondava) sarebbe potuto tornarmi utile più tardi, chissà. Ma nonostante la sua enorme ricchezza, nonostante i suoi discorsi sulla situazione sociale catastrofica dei compositori della vecchia Germania dell'Est (allora appena riunificata), nonostante i richiami costanti ad una sua presunta attenzione politica verso le persone che non stanno bene come lui, mi sentivo male. Henze mi avrebbe infatti offerto una paga di 1500 lire all'ora di lavoro, un quinto all'incirca quindi di ciò che si offriva per il lavoro di una donna di servizio allora. Lo vidi come se Henze aveva bisogno di uno schiavo. Aveva bisogno di uno il cui nome naturalmente non sarebbe figurato da nessuna parte, che però intanto doveva prendere delle decisioni compositive ad ogni momento, che doveva mettere a disposizione delle risorse e del tempo molto rilevanti. Vidi l'abisso dunque tra il dire e il fare, un'ipocrisia che mi dava un fastidio enorme.

Rifiutai l'offerta. Henze non era contento. Naturalmente s'infischiava di me come persona, gli dava fastidio di dover spiegare le sue prime pagine di manoscritto a qualcun'altro. Quando comprese che secondo me l'offerta era tirchia reagì in modo piuttosto interdetto, era qualcosa che visibilmente non s'aspettava. Secondo lui doveva essere un onore per me che lui si degnava di consacrare del tempo a me.

Mi dispiace. Come persona, Henze mi è assai antipatico.

Bradipo

Boris Porena ha detto...

Liebes Faultier,

sono in linea generale d'accordo con te sulla scarsa simpatia di Henze come persona. La persona, comunque, non c'è più. Resta tuttavia il musicista, e di questo mi piacerebbe sentire una tua lettura, parimenti di musicista.

Spero rivederti presto,

B.