lunedì 29 marzo 2010

Campo magnetico e sparizione dei bruchi


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martedì 23 marzo 2010

E quante divisioni ha Boris Porena?


genere CARABUS, sottogeneri MACROTHORAX, CHRYSOTRIBAX, SELLAECARABUS, CHRYSOCARABUS


Se Iosif Vissarionovič Džugašvili, nel secolo anche
Stalin, avessi intravvisto la collezione di coleotteri di Boris ... altro che preoccuparsi per il Papa!

Divisioni di un esercito curioso, in perfetto ordine di battaglia. Divisioni che dànno testimonio di una riccheza forse già perduta - nella follia ambientale che stiamo viviendo, è assai probabile che la biologia di pochi anni fa sia già diventata
paleobiologia.

Divisioni, senz'altro, di una bellezza insolita. Finestra sulla natura che, assieme ai decenni di pratica di base del medesimo Boris, e ai più decenni ancora di suo lavoro compositivo, spiegano forse non troppo male come mai sia sorta l'
ipotesi metaculturale.

domenica 21 marzo 2010

Primavera

Buona primavera a tutti i lettori del blog!




da "La Sagra della Primavera" di Igor Stravinskij

Presentato nel 1913, il balletto fu un clamoroso fiasco. La musica rivoluzionaria di Igor Stravinskij e le coreografie di Vaslav Nijinsky che rompevano con qualsiasi tradizione ballettistica, furono accettate solo dagli avanguardisti. Visto l'esito della rappresentazione (che ebbe, in verità, un discreto successo fuori dalla Francia), la coreografia non venne riproposta. Nei decenni successivi però, vennero realizzate molte nuove versioni utilizzando la musica Stravinskij; alcuni dei più grandi coreografi (Leonide Massine, Maurice Béjart , Pina Bausch, Marta Graham), si sono cimentati con la storia del Rito, e vi hanno veicolato la propria concezione della danza moderna.
E il rito inizialmente coreografato dal "Dio della Danza"?
La follia e morte di Nijinsky impedirono per anni che se ne potesse di nuovo apprezzare l'innovazione e l'autentica grandezza. Ma nel 1987 fu proposta dal Royal Ballet School la versione ricostruita da Hodson, il quale basò la coreografia sulle proprie ricerche ed interviste con Dame Marie Lambert, assistente di Nijinsky durante la creazione della Sagra.

giovedì 18 marzo 2010

In arrivo i postini



[16] Ha qui inizio una serie di brevi o brevissimi interventi che apariranno quotidianamente o quasi su questo oblò. Si chiameranno postini (piccoli post) e, per distinguerli dalle gentili persone che ci recapitano ogni giorno la posta, faranno al singolare ugualmente postini (il postini, un postini).

Tratteranno, in forma leggera e senza impegnare più di tanto né i mittenti né i riceventi, i più diversi argomenti, evitando però anche la banalità di un chiacchiericcio insensato.

I postini potranno a piacere essere firmati o siglati. Ci verranno comunicati per e-mail (
borisporena at gmail dot com) e saranno letti dal titolare dell'oblò non appena possibile.

È probabile che i primi postini siano prevalentemente redazionali. Spero tuttavia che si sviluppi un poco alla volta una pluralità casuale, non pianificata di interventi, piacevole e stimolante per tutti coloro che vorranno parteciparvi.

B.P.

mercoledì 17 marzo 2010

Edizione integrale Porena - anno 1995

La capanna editrice van der Mispel ha elaborato la versione beta del primo volume dell'edizione integrale dell'opera musicale di Boris Porena, che corrisponde alla sua produzione dell'anno 1995.


Detta versione comprende 11 opere delle 14 prodotte in quell'anno (in verde nella figura), in un volume de 588 pagine complessive, riproducendo facsimili di alta definizione degli eleganti manoscritti dell'autore.
A richiesta, dette opere si trovano a disposizione di interpreti e studiosi.


RvdM

domenica 14 marzo 2010

Il virus noto

In fondo noi l'avevamo sempre saputo.



Che lentamente la libertà ci sarebbe stata portata via, che lo stesso significato del termine libertà si sarebbe progressivamente allontanato dal nostro senso comune, lasciando soltanto quell'ombra tipica delle parole ormai cadute in disuso. Di certo nessuno poteva immaginare, tuttavia, che il processo sarebbe stato così veloce ed inarrestabile.

Sembrava quasi che dentro ognuno di noi fosse nascosto il virus dell'assuefazione alla dittatura, allo stato latente, pronto ad esprimersi in tutta la sua potenza e a diffondersi con imprevista rapidità nel momento in cui questo avesse iniziato a corrodere la prima vittima.
Una vera pandemia.
Qualcuno potrebbe pensare che non era possibile prevedere, vent'anni fa, lo stato di malattia generalizzato che ormai affligge le nostre individualità; che pertanto non era possibile giocare d'anticipo, arginare l'inondazione per tempo, prevenire il dilagare di questo sonno mentale di cui quasi non abbiamo più percezione.
Non credo sia così.
I presupposti già c'erano e si potevano osservare. Dentro di noi lo sapevamo benissimo, che avevamo bisogno di cercare un leader carismatico e vacuo, possibilista dell'illecito, garante della mediocre espressione dell'uomo medio, in tutte le sue pur naturali meschinità.
E infine l'abbiamo trovato.
Ignaro untore di un male covato a lungo nel codice genetico delle nostre stesse strutture fisiche.
Credo sia per questo che lo guardiamo ancora con benevolenza, che in fondo ci identifichiamo con un sorriso imbarazzato ma affettuoso nelle sue umane esternazioni di megalomania puramente mediatica.
Fa parte di noi, in fondo: è solo una caricatura un po troppo vistosa di quello che noi stessi proviamo quotidianamente nel relazionarci con l'altro e nell'accontentarci a dare direzione alle nostre vite, tacitamente consapevoli che il dare senso all'esistenza sia stato in passato un privilegio, un lusso, di cui attualmente non possiamo più godere.
Guai a pensarlo, potremmo sembrare pazzi.

In fondo noi l'avevamo sempre saputo.

Ma nonostante ciò, resta scolpito nel volto di alcuni, lo sgomento di chi perde senza volerlo un diritto acquisito; nello sguardo, soprattutto negli occhi, si intuisce che qualcuno è rimasto immune.
Si legge rabbia, impotenza, vitalità e speranza, in quegli occhi.
Purtroppo manca ancora il coraggio. Le minoranze non hanno mai goduto di capacità di autoaffermazione sufficientemente adeguate per ottenere risultati concreti in tempi ragionevolmente ridotti.
Ma il virus noto, non si sa per quale ragione, non ha colpito tutti.
E da qui si ripartirà.

Letizia Marchetti, 2010

venerdì 12 marzo 2010

Il contenuto ci interessa poco


"Fondamentalmente il contenuto ci interessa poco. O meglio, ci interessa come punto di partenza, in quanto oggetto su cui aprire una dinamica. Ecco: ciò che studiamo sono le dinamiche, la meccanica della comunicazione. Il contenuto, che normalmente a scuola è perno centrale dell'insegnamento, qui diventa secondario, diventa uno strumento. Dunque c'è un capovolgimento: la comunicazione non è uno strumento per acquisire contenuti, ma il contenuto è uno strumento per esercitare questa facoltà umana.
Inizialmente c'è una sorta di svalutazione del contenuto, anche se poi proprio attraverso questa attività esso riacquista una sua centralità, tanto è vero che poi ti accorgi non solo di acquisirne di nuovi, ma paradossalmente di possedere già dei contenuti che non sapevi di avere, perchè non avevi ben chiaro dove collocarli.
Spesso io e Boris entriamo in conflitto: raramente, nell'immediato, ognuno resta nella propria idea, ma nel tempo ciascuno "aggiusta" la propria convinzione. La parte più forte del circuito autogenerativo è proprio questa: riuscire a mantenere la propria identità che comunque è sempre "altro" (io non penso come lui, e viceversa)... Una fede assoluta nella grande apertura ti porta ad una grande chiusura. La "chiusura consapevole" è uno dei punti essenziali e finali del circuito generativo. Chiusura consapevole e provvisoria."

da L'Utopia Possibile (incontro con Adonella del Bufalo) di Giorgio de Martino

mercoledì 10 marzo 2010

Ancora dubbi


Neandertal - John Gurche


I dubbi su cose che si pensavano risolte una volta per tutte rinascono per così dire ad ogni passo. Così come l’altra volta quelli sulla “democrazia”. Ed eccomi ancora a chiedere il vostro parere sulla necessità di coniugare “democrazia” e “ autonomia di pensiero”. È possibile l’una senza l’altra?


E come conservare questa autonomia nell’era del trionfo mediatico?


Siamo stati formati in tal senso a fronte dei continui attacchi mossi attraverso i media da gruppi di potere economico, politico, ideologico, religioso?


Chi dovrebbe favorire, se non garantire lo sviluppo generalizzato di un pensiero autonomo, e come?


Credo che il problema meriti qualche riflessione.

lunedì 8 marzo 2010

Auf der Suche, "Konzertstück" per fisarmonica e piccola orchestra (1995)


Tra due settimane terrà luogo la prima mondiale di Auf der Suche (1995), di Boris Porena, a Bucarest (Romania). Come aperitivo, ecco una piccola nota di programma scritta da Boris medesimo.

Con questo pezzo l'autore si è proposto di sperimentare le possibilità di interazione e integrazione tra lo strumento semisolista e una 'normale' orchestra a due, appena arricchita nel settore della percussione. Il progetto può dirsi 'aformale' in quanto rinuncia a qualsiasi modello macroformale nella nostra convenzione musicale. Il criterio compositivo principale si riduce quindi alla semplice giustapposizione di sezioni caratterizzate da sempre diverse scelte ritmiche e timbriche così come da vari modi relazionali tra la polifonia della fisarmonica e quella orchestrale. Agisce inoltre come collante del discorso musicale l'intento, sempre presente nell'opera di Porena, di essere comprensibile a un ascoltatore di media competenza musicale. A tal fine la reciproca estraneità delle sezioni è mitigata dalla loro evidente riferibilità a micromodelli della nostra tradizione, lontana o recente. Il lavoro si fonda così su un'alterità riconoscibile come tale, che diventa quindi un tratto unificante della composizione. Nella varietà di tecniche compositive utilizzate spicca –altro tratto unificante– quella che è stata detta "tecnica del quasi": quasi invenzione, quasi cadenza, quasi rondò, quasi minimal, quasi epilogo. Gli episodi così qualificati si discostano in modesta misura dai loro modelli, quasi a dare all'ascoltatore l'impressione di familiarità, presto contraddetta, nel particolare e nell'insieme, da cioè che effettivamente si sente.

Tra le 'alterità' in gioco vi è anche quella, macroscopica, tra scrittura 'formale' e 'informale', determinismo e alea, retaggio delle avanguardie musicali degli anni Sessanta. Non vi è traccia invece dell'attuale musica di consumo, peraltro presente in altri lavori coevi dello stesso autore. Vale la pena ricordare che l'approccio alla fisarmonica ha occupato un intero anno del lavoro compositivo di Porena con numerose composizioni ed è stato sollecitato da due valenti strumentisti, Anne Landa e Claudio Jacomucci, il secondo dei quali è il dedicatario del presente "Konzertstück".

lunedì 1 marzo 2010

Esperienze grafico-pittoriche: Modulazione



Cortesia de L'Ogre.

Botticelli, Leonardo, Michelangelo, Mondrian, Mucha, Vermeer, Delacroix, Rembrandt, Velázquez, Goya, Mondrian, Picasso, Van Gogh, Warhol, Munch e ... e ...

... vabbé guardatelo voi stessi.

giovedì 25 febbraio 2010

L'acqua calda


Riferito ai commenti del post di Martedì 23 febbraio 2010. Riportiamo il commento di Boris che invita forse ad un nuova riflessione...


"... Sono d'accordo, ma l'acqua calda nasconde spesso le peggiori fregature e conviene pensarci su ...
Ora però vorrei cambiare l'argomento. Non sono un politico ne un giornalista, tante cose quindi faccio fatica a capirle. Così per esempio sento quasi tutte le forze politiche rifarsi al concetto di 'democrazia' senza mai chiedersi se, perchè questa diventi effettiva, non siano necessari alcuni prerequisiti, come una - relativa - autonomia del pensiero individuale. E, ancora, se questa autonomia può sopravvivere nel nostro universo mediatico basato sulla 'notizia', 'gossip', 'Sanremo'. Che cosa significa il 'consenso', altra parola-chiave della politica, quando a ottenerlo è sufficiente un Berlusconi?"


B.P.

martedì 23 febbraio 2010

Dibattiti televisivi



Tutti notiamo, penso, la poca chiarezza che nell'insieme offrono i prodotti che vengono proposti come dibattito televisivo. Come risultato degli ultimi "dibattiti" che ho sentito, mi piacerebbe riflettere insieme a voi su qualche idea.

Proviamo una piccola analisi su che cosa ci dà fastidio:
- interruzioni continue,
- pensieri che non vengono mai esposti fino alla fine - forse dovuto alla divergenza fondamentale tra le aspettative di colui che parla (impiegare ore) e le aspettative dell'opponente che "ascolta" (concedergli secondi),
- mancanza di rispetto - tra i contendenti e di loro verso il pubblico, soprattutto telespettatori,
- esagerata insistenza sulle divergenze,
- carenza di ascolto,
...

Che cose invece ci piacciono?
- contenuti degli interventi, spesso interessanti,
- apertura di un contraddittorio, che in genere porta sul tavolo più argomenti, più punti di vista sullo stesso argomento, più "luce",
...

Cosa mancherebbe?
- attenzione alle regole di procedura (ad esempio "rispetto dei tempi massimi", "ascoltare in silenzio", "non entrare nella squalifica personale" ecc.),
- evidenziazione di quei punti sui quali le parti si troverebbero d'accordo,
- frequente perdita del filo del dibattito, sicuramente per mancanza di ascolto reciproco,
...

Avete delle idee al riguardo? Sicuramente sì. Dai, parliamone.

giovedì 11 febbraio 2010

Una vignetta di Vauro...

.....scacciapensieri...?...

Clicca sopra per ingrandirla.

lunedì 8 febbraio 2010

Metaparola 'precisione/approssimazione'



Lasciamo ai lettori la discussione su questi due termini. Sono oppositivi? Sono contigui? Chiaramente delimitabili? Non è affatto necessario (come per quasi tutti gli interrogativi aperti di questo glossario) che si arrivi a una conclusione condivisa.

Come ovvio alla discussione si legga la seconda parte (che comincia da ‘Come sempre’) della voce Necessità.

giovedì 4 febbraio 2010

Metaparola 'coraggio'



Massima tra le VIRTÙ virili. Ma sono le DONNE ad averne di più senza per questo farsene un vanto. Già la normale procreazione richiede da lei un coraggio di cui l’uomo non ha certo BISOGNO per la parte che gli spetta.

Ma che cos’è il coraggio? Una reazione ISTINTIVA? Un calcolo RAZIONALE?

Leggere di più ...


Un leone che assalta un bufalo non è coraggioso, è affamato.

Un topo che morde la mano che lo ha catturato non è coraggioso, tenta il tutto per tutto.

E il soldato che affronta un carro armato con una bomba a mano?

Probabilmente solo gli UMANI sanno essere coraggiosi. Ma spesso qualcuno o qualcosa ce li fa diventare. La FEDE, l’amor PATRIO, la VENDETTA eccitano il coraggio, cosí come la sola voce di un ‘comandante’, ma anche di un bimbo o di un altro essere umano in pericolo scatenano reazioni comportamentali che consideriamo coraggiose. Ha senso chiedersi se sono o non sono VERO coraggio?