[Dialogante 1] Alcuni anni fa ho scritto una
storiella di fantasia che ho incluso poi tra le parabole*, nella quale
proponevo un’immagine dell’io
stratificata, a partire da un’oscura appercezione quale può averla un neonato,
attraverso molteplici stadi di crescente consapevolezza, fino a uno stadio finale di coscienza cosmica,
quasi di identificazione con il ‘tutto’.
[Dialogante 2] Lo ricordo benissimo.
[Dialogante 1] Intendevo in tal modo costruire
un ponte tra l’io individuale e il
mondo senza mai abbandonare la soggettività, anzi estendendola fino a inglobare
il non io dei filosofi idealisti.
[Dialogante 2] E a quale scopo?
[Dialogante 1] Una volta raggiunto il tutto nell’io, ambedue perdono il loro valore.
[Dialogante 2] E perché mai?
[Dialogante 1] Perché questo ‘valore’ è dato
solo dall’opposizione io/mondo. Una
volta caduta questa opposizione, cade l’idea stessa di ‘valore’ e non possiamo
più servircene né come arma di offesa né come arma di difesa.
[Dialogante 2] In altre parole un passo verso la
pace o, se preferisci, verso un’effettiva democrazia.
[Dialogante 1] Puoi metterla così, anche se
siamo tanto lontani da questa ‘effettiva democrazia’ che finiamo per vederla
consumarsi prima ancora di averla vista realizzarsi.
[Dialogante 2] forse se fossi un po’ meno
massimalista…
[Dialogante 1] Val la pena di ‘essere’ qualcosa
se non in termini massimali?
[Dialogante 2] Tanto ci pensa il mondo a
ridimensionarci.
[Dialogante 1] E il mondo siamo noi…
*Ich hoch sechs (Io alla sesta)
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