[Alcuni
giorni fa ho visto su internet la seguente, impressionante scena. Un ragazzotto un po’ obeso fermo in mezzo alla
strada e un altro ragazzo più snello e agile ballargli intorno, ogni tanto
assestandogli un pugno in faccia o nella pancia. Quello sembrava incapace di
reagire e incassava un colpo dopo l’altro. A un tratto lo si è visto afferrare
il suo aggressore a metà corpo, tenerlo qualche attimo sopra la sua testa, poi
scaraventarlo violentemente sull’asfalto e allontanarsi senza fretta, mentre
l’altro, strisciava sulla pancia in qua o in là, come una lucertola spezzata in
due.
Ma la
descrizione verbale non rende che in minima parte la violenza della scena.
Violenza
di chi? Dell’incauto aggressore? Di chi si è difeso a quel modo? Violenza della
situazione e basta?
Ma non
voglio soffermarmi su quest’ultima, bensì sul rapido susseguirsi delle
sensazioni nello spettatore sia che fosse presente alla scena, sia, come me,
seduto davanti a uno schermo.
Inizialmente
il dubbio: ma stanno giocando o fanno sul serio?
“No, non
scherzano, i pugni sono veri. Lo si vede da come reagisce, anzi non reagisce
l’altro. Una vigliaccata prendersela con chi non si sa difendere! Sono dei
bulli che meriterebbero una bella lezione!
Ma che
succede? Che fa quel ciccione? Lo vuole ammazzare? Oddio! Lo ha fatto! Lo ha
spaccato a metà!”
Non è
più possibile giudicare. Resta l’impressione di un’assurda, stupida violenza,
che si osserva talvolta, apparentemente immotivata, tra gli scimpanzé.
Superiorità dell’Homo sapiens!]
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