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La vita è
discontinua.
O lo è il tempo?
Per lunghi tratti ci
illudono che il domani seguirà all’oggi così come l’oggi ha tenuto dietro allo
ieri, ma non è sempre così. La vita ha dei buchi, delle interruzioni, durante
le quali non succede nulla, nulla almeno che venga ricordato, e quel che non
vien ricordato è come non fosse mai stato, anzi, a ben guardare, questi buchi
tendono a riempirla tutta la vita, seppure i buchi possano riempire qualcosa (…
era una giacca piena di buchi…). Talvolta la vita stessa non è che un buco nel
nulla, ma per fortuna noi non ce ne accorgiamo. E come potremmo?
Che la vita sia
discontinua lo dimostra il fatto che ci siano un prima e un poi, ben
distinguibili, tra i quali c’è l’adesso, e appunto l’adesso è il punto di
discontinuità. Ma l’adesso non è un punto o, se lo è, è un punto mobile –una
traccia?– che ci corre dietro (o siamo noi a corrergli davanti?)
Spesso tempo e vita
corrono paralleli senza incontrarsi. Passano i momenti, le ore, i giorni, gli
anni, passa il tempo e la vita non lo conosce o, se preferite, passa la vita e
non sa neppure il quando. A che si deve questo scollamento? Certo non al tempo,
che non è minimamente interessato a ciò che lo riempirà o non lo riempirà. Per
la vita il tempo è già il buco di cui si è detto e tocca a lei riempirlo, cosa
tutt’altro che semplice. Se non ci riesce, il tempo cessa di esistere e un
secondo equivale a un miliardo di anni e questo manca a un istante, perché
nulla vale a distinguerlo. Chi distingue e dà senso al tempo è la vita che, con
inizio e fine, nascita e morte, lo trasforma da nulla a qualcosa ,e questo
qualcosa, per essere, ha bisogno del nulla che logicamente lo precede.
Ma chi ha dato al
nulla la forma che ne ha permesso la trasformazione?
Chiedetelo alla
mente, che forse ne sa qualcosa.
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