giovedì 28 febbraio 2013

La vita è discontinua (II)


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La vita è discontinua.

O lo è il tempo?

Per lunghi tratti ci illudono che il domani seguirà all’oggi così come l’oggi ha tenuto dietro allo ieri, ma non è sempre così. La vita ha dei buchi, delle interruzioni, durante le quali non succede nulla, nulla almeno che venga ricordato, e quel che non vien ricordato è come non fosse mai stato, anzi, a ben guardare, questi buchi tendono a riempirla tutta la vita, seppure i buchi possano riempire qualcosa (… era una giacca piena di buchi…). Talvolta la vita stessa non è che un buco nel nulla, ma per fortuna noi non ce ne accorgiamo. E come potremmo?

Che la vita sia discontinua lo dimostra il fatto che ci siano un prima e un poi, ben distinguibili, tra i quali c’è l’adesso, e appunto l’adesso è il punto di discontinuità. Ma l’adesso non è un punto o, se lo è, è un punto mobile –una traccia?– che ci corre dietro (o siamo noi a corrergli davanti?)

Spesso tempo e vita corrono paralleli senza incontrarsi. Passano i momenti, le ore, i giorni, gli anni, passa il tempo e la vita non lo conosce o, se preferite, passa la vita e non sa neppure il quando. A che si deve questo scollamento? Certo non al tempo, che non è minimamente interessato a ciò che lo riempirà o non lo riempirà. Per la vita il tempo è già il buco di cui si è detto e tocca a lei riempirlo, cosa tutt’altro che semplice. Se non ci riesce, il tempo cessa di esistere e un secondo equivale a un miliardo di anni e questo manca a un istante, perché nulla vale a distinguerlo. Chi distingue e dà senso al tempo è la vita che, con inizio e fine, nascita e morte, lo trasforma da nulla a qualcosa ,e questo qualcosa, per essere, ha bisogno del nulla che logicamente lo precede.

Ma chi ha dato al nulla la forma che ne ha permesso la trasformazione?

Chiedetelo alla mente, che forse ne sa qualcosa.

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