lunedì 25 febbraio 2013

Una nuova esperienza: l’essere vecchio (I di XIX)


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[Serie di diciannove postini]

A dire il vero, del tutto nuova non è. Sono già parecchi anni che mi ci provo, ma solo da alcuni mesi posso dire di esserci riuscito. Ed è una fortuna che la vecchiaia ha bisogno di tempo per instaurarsi. Se si presentasse tutte insieme d’un sol colpo, probabilmente non la sopporteremo. Così per esempio, nel giro di un paio di anni ho smesso successivamente
·       di comporre
·       di raccogliere coleotteri
·       di guidare
·       di parlare tedesco
·       di scrivere
·       di suonare
·       di camminare

Fino a dicembre scorso mi sembrava ancora possibile  di rinunciare a tutto questo pur di avere ancora il dominio sul pensiero. Poi anche questo ha cominciato a vacillare, dapprima con la perdita della memoria, poi con la sempre più frequente di disgrafia e sconnessione logica e da ultimo con un’incidente stanchezza del corpo e della mente.

Benché mi  renda perfettamente conto di questo rapido e inarrestabile declino, non riesco a dolermene, come forse dovrei. È come se –e in effetti così è– tutto seguisse un suo corso naturale e, per così dire, ‘giusto’, al punto che non vorrei neppure ritornare alla giustezza di un tempo, che oggi mi appare quasi incomprensibile.

Cosa strana: pensando al domani non provo particolare tristezza per tutto quello che non vedrò più, giusto per l’immagine di Paola che si aggira sola nelle istanze e tra gli oggetti che ci hanno visto tanti anni insieme. Mai un’immagine falsa, perché sappiamo tutti e due, che questo non accadrà mai.

Cantalupo, 12–I–2011

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