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[Serie di diciannove postini]
A dire il vero, del
tutto nuova non è. Sono già parecchi anni che mi ci provo, ma solo da alcuni
mesi posso dire di esserci riuscito. Ed è una fortuna che la vecchiaia ha
bisogno di tempo per instaurarsi. Se si presentasse tutte insieme d’un sol
colpo, probabilmente non la sopporteremo. Così per esempio, nel giro di un paio
di anni ho smesso successivamente
·
di
comporre
·
di
raccogliere coleotteri
·
di
guidare
·
di
parlare tedesco
·
di
scrivere
·
di
suonare
·
di
camminare
Fino a dicembre
scorso mi sembrava ancora possibile
di rinunciare a tutto questo pur di avere ancora il dominio sul
pensiero. Poi anche questo ha cominciato a vacillare, dapprima con la perdita
della memoria, poi con la sempre più frequente di disgrafia e sconnessione
logica e da ultimo con un’incidente stanchezza del corpo e della mente.
Benché mi renda perfettamente conto di questo
rapido e inarrestabile declino, non riesco a dolermene, come forse dovrei. È
come se –e in effetti così è– tutto seguisse un suo corso naturale e, per così
dire, ‘giusto’, al punto che non vorrei neppure ritornare alla giustezza di un
tempo, che oggi mi appare quasi incomprensibile.
Cosa strana: pensando
al domani non provo particolare tristezza per tutto quello che non vedrò più,
giusto per l’immagine di Paola che si aggira sola nelle istanze e tra gli
oggetti che ci hanno visto tanti anni insieme. Mai un’immagine falsa, perché
sappiamo tutti e due, che questo non accadrà mai.
Cantalupo, 12–I–2011
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