lunedì 18 febbraio 2013

Ancora diciannove riflessioni su politica, potere, formazione (xv)


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Perché l’evoluzione dei processi formativi ha privilegiato l’accumulo additivo alla trasformazione integrativa?

Azzardo una risposta. Perché il sapere quantificato è acquisibile come un qualsiasi oggetto materiale e non impegna il compratore al di là dell’esborso di una certa quantità di denaro: mercificazione del sapere. La trasformazione integrativa richiede invece all’individuo pensante una partecipazione attiva ben più faticosa e rischiosa, cosicché chi se lo può permettere è ben disposto a barattare parte dei suoi averi con la fatica e soprattutto il rischio di acquisire un sapere che potrebbe rivelarsi inutile o poco redditizio. Il possessore di averi, in altre parole il capitalista, possiede anche i mezzi per garantirsi contro eventuali ‘insuccessi’. Inoltre un’abile e poco scrupolosa gestione dell’avere ne accresce la consistenza quasi per legge matematica. Non c’è quindi da meravigliarsi se la scelta cada di preferenza sull’accumulo anziché sulla trasformazione del sapere. E la scuola continua a puntare più sulla patrimonializzazione di un sapere acquisito che sulla ricerca di nuovi spazi nei quali impegnare il pensiero anche dei giovani e giovanissimi.

Ma c’è un’altra risposta possibile. Un conto è gestire un sapere consolidato, verificabile mediante un semplice confronto col prototipo, un conto è gestire un pensiero aperto, cosa che richiede una disponibilità alla revisione di concetti acquisiti ed eventualmente, l’accettazione di nuovi. Il pericolo di veder indebolite posizioni conquistate spesso con notevole dispendio di energie –questo vale soprattutto per le università– frena la ricerca del nuovo. Giova peraltro al rafforzamento di punti di vista di recente acquisizione, e questo è un aspetto senz’altro positivo della ricerca. Da un punto di vista occupazionale e più generalmente lavorativo però sono maggiormente avvantaggiati gli enti formativi che richiedono di più e mettono a disposizione dei ricercatori e degli studenti maggiori risorse, anche distogliendole da settori considerati più sicuri. Il rischio viene per lo più compensato dal più alto rendimento in termini di efficienza e di prestigio. Tutto questo di manifesta ovviamente nel tempo, ragion per cui si tratta di pianificare sui tempi medio-lunghi e questo vale sia per l’iniziativa singola che per i progetti coinvolgenti una moltitudine di soggetti.

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