giovedì 21 febbraio 2013

Ancora diciannove riflessioni su politica, potere, formazione (xviii)


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Giustificazione della meritocrazia

Gli animali riconoscono la meritocrazia?

Non credo che la riconoscano. Piuttosto la subiscono. Sotto forma del diritto del più forte. Anche la parola ‘diritto’ appartiene al linguaggio umano, l’animale non fa che reagire con un comportamento di sottomissione e un altro di dominanza, iscritti ambedue nel suo codice genetico, e, a seconda dei casi prevale l’uno o l’altro. Il terreno di confronto è la ‘lotta’, che nel caso umano si amplia assai spesso a ‘guerra per il potere’. Questa a sua volta in certe condizioni si ritualizza, e il ‘potere’ viene assegnato a chi è in grado di esibire dei ‘meriti’. Che cosa s’abbia da intendere per ‘merito’ non è definibile in generale anche perché ciò che per gli uni è un merito per gli altri è un demerito. Per uscire da questa situazione di stallo abbiamo inventato il ‘voto’ e la ‘democrazia’, cosicché basta saper contare che il merito va automaticamente al posto giusto. Con questo semplice ‘trucco’ –perché di questo si tratta– si risolvono anche i casi più difficili. Non è detto che si risolvano nella maniera giusta, ma anche il concetto di ‘giusto’ è una variabile che assume spesso valori fortemente diversificati, tanto che occorre passarli nuovamente al vaglio del voto e della democrazia e così via. A un certo punto converrà arrestarci per non perdere del tutto il concetto di ‘valore’ e quindi il senso stesso delle nostre decisioni. Ma qual è questo punto?

E c’è chi vorrebbe fissarlo una volta per tutte e chi vorrebbe vederlo fluttuare nell’indecidibilità ed ogni passo è come se fossimo rimasti fermi, e con poche speranze di poterci mai muovere. L’illusione del ‘passo compiuto’ dobbiamo fabbricarla noi stessi a e chi ci riesce diamo un ‘premio al merito’ sotto forma di potere. Ed ecco che abbiamo giustificato in un colpo solo il merito e il potere. Ma li abbiamo veramente giustificati?

Siamo alle solite. Chi dovrebbe assicurarcelo?

Sembra che senza una ‘superiore istanza’ non ce la caviamo. E se questa superiore istanza non si trova, non ci resta che tirarci su per i piedi. E in questo senso, ma solo in questo, la meritocrazia può dirsi giustificata.

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