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Giustificazione della meritocrazia
Gli animali
riconoscono la meritocrazia?
Non credo che la
riconoscano. Piuttosto la subiscono. Sotto forma del diritto del più forte.
Anche la parola ‘diritto’ appartiene al linguaggio umano, l’animale non fa che
reagire con un comportamento di sottomissione e un altro di dominanza, iscritti
ambedue nel suo codice genetico, e, a seconda dei casi prevale l’uno o l’altro.
Il terreno di confronto è la ‘lotta’, che nel caso umano si amplia assai spesso
a ‘guerra per il potere’. Questa a sua volta in certe condizioni si ritualizza,
e il ‘potere’ viene assegnato a chi è in grado di esibire dei ‘meriti’. Che
cosa s’abbia da intendere per ‘merito’ non è definibile in generale anche
perché ciò che per gli uni è un merito per gli altri è un demerito. Per uscire
da questa situazione di stallo abbiamo inventato il ‘voto’ e la ‘democrazia’,
cosicché basta saper contare che il merito va automaticamente al posto giusto.
Con questo semplice ‘trucco’ –perché di questo si tratta– si risolvono anche i
casi più difficili. Non è detto che si risolvano nella maniera giusta, ma anche
il concetto di ‘giusto’ è una variabile che assume spesso valori fortemente
diversificati, tanto che occorre passarli nuovamente al vaglio del voto e della
democrazia e così via. A un certo punto converrà arrestarci per non perdere del
tutto il concetto di ‘valore’ e quindi il senso stesso delle nostre decisioni.
Ma qual è questo punto?
E c’è chi vorrebbe
fissarlo una volta per tutte e chi vorrebbe vederlo fluttuare
nell’indecidibilità ed ogni passo è come se fossimo rimasti fermi, e con poche
speranze di poterci mai muovere. L’illusione del ‘passo compiuto’ dobbiamo
fabbricarla noi stessi a e chi ci riesce diamo un ‘premio al merito’ sotto
forma di potere. Ed ecco che abbiamo
giustificato in un colpo solo il merito e il potere. Ma li abbiamo veramente
giustificati?
Siamo alle solite.
Chi dovrebbe assicurarcelo?
Sembra che senza una
‘superiore istanza’ non ce la caviamo. E se questa superiore istanza non si trova,
non ci resta che tirarci su per i piedi. E in questo senso, ma solo in questo,
la meritocrazia può dirsi giustificata.
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