mercoledì 18 gennaio 2012

Cerambicidi I


Una Rosalia alpina nell'interpretazione dell'origamista ungherese Péter Budai

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[Includo nei Postini due testi sui Cerambicidi –la stessa famiglia dell’Aegosoma scabricorne di cui al postino precedente– del mio amico entomologo e poeta Pietro Cosimi]

Alcuni grandi Cerambicidi presentano all’entomologo una vera regalità; il loro trono è l’albero: imponente, ombroso, solitario, virgiliano, haendeliano.

Chi sono e dove stanno. Il nero granulato della Cerambyx cerdo sulla quercia, il verde o blu violetto scambiati dell’Aromia moschata in accoppiamento sui rami del salice, il celeste e il nero vellutato della Rosalia alpina un tempo pullulante presso le segherie appenniniche, lo splendore del Rhopalopus hungaricus suo legno rosato dell’acero. Sono questi, comuni o rari, i principi tra i Cerambicidi italiani. Altri ne esistono, non indegni; però vivono spesso di notte, sicché non appaiono a suscitare lo stesso senso di sorpresa. Il Cerambicide, con le sue antenne simili a bracci di cetra, è la maestà dell’albero, come l’aquila presso la rupe, l’orso bianco sulla neve, il guizzo lunato del delfino.

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