lunedì 2 febbraio 2009

Metaparola ' Storia '

Di nuovo lunedì e come d'abitudine eccoci con il nostro appuntamento.

Quest'oggi vi mostriamo questo video, estratto dall' Intervento di Boris Porena proiettato al Museo di Anzio il 28-11-2008, Boris ci legge la metaparola ' storia '.

Per leggere che cos'è una metaparola clicca qui.

Metaparola 'Storia'



'...Sembra che ci teniamo tanto alla storia, spesso ci riempiamo la bocca con questa parola...'

'...non crediate che questa sia un analisi veridica o accettabile in tutti i punti, può darsi che sia un'analisi tendenziosa, che non vi sta bene, meglio!...'

'...se non vi sta bene scioglitevi la mente e dite perchè...'

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come sempre Boris mette il dito su un punto cruciale che coinvolge la nostra relazione divaricante al passato e al futuro, la funzione esistenziale della memoria costitutiva di ogni identità e civiltà mediante la storia individuale e collettiva: ora la storia sembra inseparabile dai testi che la costruiscono, rendendola intelligibile, tramite procedimenti retorici e poetici, la sua configurazione logico-narrativa, la sua potenziabilità ermeneutica. Vale a dire che “fare onestamente storia” (analizzare, confrontare, ordinare, scrivere, interpretare...) implica il nostro esercizio critico e la nostra responsabilità etica, espressioni della nostra libertà in quanto soggetti inseriti in un divenire e quindi capaci di relativizzare, di rimettere in discussione ipotesi e tesi, quindi - per dirla con Paul Ricœur (1913-2005) - di “riaprire i possibili” obliterati dalla storia ufficiale, dalla propaganda e quindi di riconsegnare un “futuro al passato”, ai vinti e agli umiliati una rivincita ( «Il faut lutter contre la tendance à ne considérer le passé que sous l’angle de l’achevé, de l’inchangeable, du révolu. Il faut rouvrir le passé, raviver en lui les potentialités inaccomplies, empêchées, voire massacrées. Une des fonctions de l’histoire à cet égard est de reconduire à ces moments du passé où l’avenir n’était pas encore décidé, où le passé était lui-même un espace d’expérience ouvert sur un horizon d’attente », Paul Ricœur, Temps et récit, III). Ricœur chiude il suo testamento filosofico (La mémoire, l’histoire, l’oubli, Seuil, 2000) con queste parole: « Sous l’histoire, la mémoire et l’oubli. Sous la mémoire et l’oubli, la vie. Mais écrire la vie est une autre histoire. Inachèvement ». La storia come testo (ma anche il discorso scientifico - delle scienze dure e “molli” - è sottoposto alle stesse regole retoriche e poetiche) è allora da considerarsi come il luogo privilegiato della relazione fondatrice tra il « sé» e l’« altro da sé », tra l’immaginario e la realtà osservata e sperimentata, come il luogo di connessione « tra le parole e le cose », tra « il tempo della natura e il tempo della cultura », tra «esseri umani e forze cosmiche ».
Claude