lunedì 16 febbraio 2009

Anonima Commenti

"Come in basso, così in alto!" Tranquilli, lettori, non è che questo diventi un blog esoterico. Semplicemente transformiamo in articolo autonomo un commento giuntoci poc'anzi, a proposito del post del 1 Febbraio 'Soldin, il Consumo e la Decrescita Felice'. Oggi ci girava così.

L'umano commentatore si chiede, giocando con una delle nostre più umoristiche autodefinizioni: "... l'uomo è davvero una specie superiore? ..."


Leggendo questo ed altri post mi viene da pensare che l'uomo si sia impegnato davvero molto nel tempo per arrivare ad un punto di ormai evidente insostenibilità del proprio sviluppo (anche in termini demografici). Ora, da non molto, si sta mettendo in discussione tutto quello che ha portato l'umano a "progredire". Mi domando: l'uomo è davvero una specie superiore? A cosa è dovuta allora questa miopia? Perchè, pur possedendo affinate capacità di previsione, ci si è spinti fino a questo punto? Ho molti dubbi e poche risposte, ma questo spazio virtuale, che apprezzo e leggo frequentemente, mi sembra possa accogliere anche interessate e poco assertive posizioni, come la mia.
Anonimo

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Signor A.

Domande?

E se il cervello umano fosse un incredibile errore genetico? Un errore biologico? (Errore nel senso che non durerà nel tempo, scarsa possibilità di sopravvivenza) Se usciamo per qualche istante da una visione antropocentrica e osserviamo come vive la vita un gatto, o un coleottero, ci rendiamo conto della complessità generata dall'homo sapiens sapiens...Sapiens? addirittura 2...mah..chi lo sa?
Pensiamo a quante specie nel corso del tempo si sono estinte per determinate inefficienze fisiche. Il cervello potrebbe essere un'inefficienza fisica...ma certo noi a differenza degli altri abbiamo Dio...eh si, siamo evoluti! Sapiens sapiens.

Cordiali ossequi

Il Signor A.

Anonimo ha detto...

Ho un'impressione: che anche quando si provi a parlare dell'uomo come di "una specie come le altre", aldilà di ogni tentativo di rimuoverla la 'differenza' permanga. Forse siamo un po' questa differenza (nonostante il verbo essere sia bandito).
Riguardi
Dr. Cerchiobot

Rigobaldo ha detto...

Gentile commentarista anonimo, gentili interlocutori, signori e dottori,

"l'uomo" è una descrizione collettiva. Assai utile, è vero, come categoria linguistica per parlare di una intera specie con 6.700 milioni di individui sparsa sull'ormai malconciata superficie della terra.

Ma probabilmente l'utilità di questa eticchetta finisca qui. Non siamo soltanto la specie più previdente (?), senz'altro la più violenta, la più sprecatrice, la più data alla invenzione di menzogne sbalordenti, la più fantasticatrice, la più assassina dei propri figli. Ma risultiamo pure (come risultato delle bizze che è in grado di combinare quella gelatinosa pappozza grigiastra inscatolata nel nostro cranio) la specie in grado di generare maggior diversità di atteggiamenti, posizioni, opinioni, comportamenti.

[Un incorregibile ottimista che il Porena cita spesso suoleva dire del homo sapiens sapiens: "l'animale che si è specializzato nel non specializzarsi".]

In questo frangente, vale la pena continuare a parlare dell' "uomo". Oppure è giunto il momento degli individui, che si prendano le responsabilità che ciascuno si devi prendere?

Cordiali saluti,