[Non credo, dal momento che a pochi
anni di distanza sorte analoga sta minacciando la democrazia (almeno nella
veste mercantile-concorrenziale che abbiamo sin qui esperimentato) anche senza
la presenza di un oppositore, solo per disgregazione interna. Anche la carta
vincente di questo tipo di democrazia, la libertà,
sta subendo un’erosione ai margini che man mano la rende irriconoscibile. Non
meno degli oggetti materiali, le ideologie deperiscono; laddove però gli
oggetti ben presto divengono inservibili – un tavolino a tre zampe che ne perde
una è da buttare – le ideologie che perdono la loro fisionomia iniziale,
rinascono sotto altre spoglie o si fondono con altre, anche contrarie, dando
origine a degli ibridi dai quali può essere addirittura difficile risalire agli
antecedenti. La plasticità delle ideologie è la loro forza. La trasformazione –
talora bollata in politica come ‘trasformismo’ – ne protende illimitatamente la
vita. Per esempio, quanto meno un’ideologia è politicamente profilata tanto
maggiori sono le sue chances di
sopravvivenza. In questo senso la democrazia, proprio per la presenza di molte
varianti, ha buone probabilità di durare a lungo, anche se la varietà delle sue
forme non vale a preservarla dallo scontro con un’altra, dalla guerra.
Torna la musica, e precisamente all’Arietta dell’op. 111, possiamo intenderla come una variante formale della
dialettica sonatistica, dove il materiale antitetico all’unico tema viene
ricavato dal tema stesso, nelle prime tre variazioni per ‘introspezione
frattale’ – cioè per riproduzione del medesimo schema ritmico su scale
progressivamente più piccole – , nelle successive in base ad altri criteri
compositivi. Una sorta di autogenerazione, di autofecondazione, di dialettica
senza antitesi, realizzata unicamente partendo dalla autoanalisi – questa
variante formale della tradizionale dialettica sonatistica si radicalizza a tal
punto da perdere il contatto col suo modello (per tale intendendosi al
tradizionale ‘tema e variazioni’, sia la tecnica di sviluppo della forma sonata), fino a porsi in
opposizione al primo tempo, dando vita a una forma autonoma di Sonata in due tempi.]
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