martedì 6 febbraio 2018

Tratta LI.7 (La sestina ipermetra) - Una possibile lettura politica della sonata per pianoforte op. 111 di Ludwig van Beethoven


[Bene – si domanderà il lettore – e la politica che cosa c’entra?
Anzitutto: che cosa intendiamo per politica?
I modi di intenderla sono molti. Qui li intenderemo come l’arte della convivenza. Che, come sappiamo, nel tempo e nello spazio. Ancora una restringere il campo al qui e ora. Come si convive oggi nella nostra società euroamericana?
Qualcuno dirà: ‘male’, dimentico del fatto che altrove si convive perlopiù peggio.
Si convive in democrazia, che allo stato attuale sembra la miglior forma di convivenza. Ma che cos’è, come funziona la democrazia?
Non certo come vorrebbe la parola che la designa: ‘governo del popolo’; ma ‘governo dei rappresentanti del popolo’, dove per ‘popolo’ non si intende la totalità delle specie umana, ma gli abitanti di più o meno ampie porzioni della superficie terrestre. Siamo ormai più di sette miliardi, divisi per superficiali diversità fisiche, assai più per differenze di abitudini, credenze, in breve per ‘cultura’. Oggi queste differenze si vanno attenuando, non però al punto di cancellare la più diffusa e tenace delle abitudini umane: quella di ammazzarci a vicenda. La democrazia sta invano cercando di sostituire all’ammazzamento vicendevole la concorrenza economica che uccide più lentamente senza spargimento di sangue, per sottrazione di spazi ed energie vitali. Finora l’operazione sta riuscendo in pieno con le altre specie con noi conviventi, specie che si vanno rapidamente estinguendo salvo quelle che sfruttiamo a nostro esclusivo vantaggio e che accogliamo generosamente nel nostro concetto di democrazia.
Ancora una domanda, sulla quale non pretendiamo sia data risposta: la concorrenza è connaturale alla democrazia o sono ipotizzabili sottomodelli di quest’ultima che non l’abbiano tra i suoi costituenti primari?
Il pensiero va alle società ‘perfette’ di alcune specie di insetti – api, vespe, formiche – cui si aggiungono gruppi tassonomicamente assai distanti dai precedenti, come le termiti, tutte società che non conoscono la concorrenza ‘intensa’, anche se esercitano con forza quella ‘esterna nei confronti di società vicine, anche conspecifiche. Ma il confronto con specie appartenenti a tutt’altro ramo evolutivo da quello dei vertebrati e alquanto improprio e infruttuoso. Tra i nostri parenti più prossimi, i mammiferi, i raggruppamenti di individui sono piuttosto frequenti, ma raramente raggiungono le dimensioni delle società umane. Anche queste del resto, solo da poche migliaia di anni – e non certo dappertutto – hanno superato lo stato tribale, spesso conservando, sotto la dimensione nazionale, una precedente strutturazione per tribù (clan).
Ma oggi – un oggi strettissimo, di sì e no un centinaio d’anni – si va sovrapponendo alle precedenti una dimensione che possiamo ormai definire ‘globale’, eccedente addirittura i confini della specie umana e che tende a unificare sotto il termine – generico e ideologico – di vita tutto ciò che vive e si agita sul nostro pianeta. Questa tendenza ‘globalizzante’ non ha soppiantato tuttavia l’altra, quella paralizzante, che convive con essa e, presumibilmente, dovrà continuare a farlo, sempre che riesca a sopravvivere a questa interna dualità. La convivenza delle due anime dell’odierna comunità non è infatti pacifica ma estremamente conflittuale e di conseguenza pericolosa per la sopravvivenza nostra e nella vita tutta. Occorre quindi un modello che ci permetta di congiungere gli opposti, diciamo: tesi e antitesi…
Ma un modello del genere ce l’abbiamo già, e da tempo: il modello dialettico, potentemente rinvigorito dal pensiero romantico-idealistico e trionfante con Hegel, Marx, Darwin e… Beethoven.

Forse non siamo abituati all’accostamento di questi quattro nomi o forse tale accostamento non è del tutto difendibile, ma produce un insieme di riflessioni che muovono la mente, e la cosa non è per nulla disprezzabile. Qui il movimento della mente riguarderà soprattutto il rapporto tra la musica di Beethoven e la politica nella sua veste dialettica materialmente rappresentata dal governo in carico, l’opposizione e le nuove elezioni. È la veste ufficiale della democrazia, il cui motore è, ancora una volta, la competizione, la lotta tra opposti per chi sarà il vincitore.]

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