[Anche se, come appena detto tra parentesi, non sono per
nulla soddisfatto della mia analisi comparata “opus 111 – politica”, vorrei segnalarla come un possibile modello
per una discussione (per esempio in una classe di liceo o un corso
universitario) che esca dai confini specifici, qui della musica ma in genere di
qualsiasi area disciplinare, per raggiungerne altri, anche assai lontani. In
favore della loro raggiungibilità parla il nostro cervello, in grado di gestire
i più improbabili confronti. Certo l’impresa può facilmente sfuggire di mano e
cadere in un insopportabile pressappochismo. Non sono neppure certo di non
esservi caduto anch’io nel mio temerario accostamento. Comunque, fin quando il
discorso non pretende di istituire delle verità e si limita a una discussione
accademica, non vedo perché la si dovrebbe evitare in nome di una
ghettizzazione disciplinare che non è presumibilmente dell’oggetto in sé ma
solo in chi lo guarda. Occorre naturalmente un buon autocontrollo per non far
scadere il discorso in un vuoto chiacchiericcio di superficie, ma, perché ciò
non accada, all’autocontrollo è bene si affianchi l’attenzione del docente.
La domanda ora è: sono preparati i
nostri docenti a una funzione di questo genere e per ogni possibile coppia di
argomenti che si presenti in una classe?
Naturalmente no, se si vuole che il
discorso si mantenga a un accettabile livello specifico. Altrimenti, se il
livello richiesto e – rispetto agli argomenti – ‘di base’, fondato cioè sulla
competenza comune o su quella mediamente acquisita durante gli studi. Lo scopo
di queste conversazioni di base non è tanto quello di esibire la propria
preparazione né di rispondere a un determinato livello di competenza. Nel caso
della musica ma ormai anche di molte altre discipline pur presenti nei curricula scolastici questi concetti
sono notoriamente piuttosto bassi, e ciò che conviene incentivare non è tanto
il ‘sapere’, l’accumulo delle conoscenze, quanto il ‘pensare’, l’utilizzo di
queste nozioni nelle situazioni concrete. L’indirizzo che si vorrebbe seguito
anche nello studio della musica è quello descritto in un piccolo saggio del 2002
intitolato Dal sapere al pensare[1].
Il presente scritto sull’op. 111 e la
politica può tra servire da traccia, nonostante il peso, forse eccessivo, della
specifica competenza di un ex-compositore.]
[1] Vedi [11] Dal sapere al pensare,
nel Volume IV – Riflessioni sociopolitiche delle Indagini metaculturali.
1 commento:
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