lunedì 26 febbraio 2018

Tratta LI.11 (La sestina ipermetra) - Una possibile lettura politica della sonata per pianoforte op. 111 di Ludwig van Beethoven


[Anche se, come appena detto tra parentesi, non sono per nulla soddisfatto della mia analisi comparata “opus 111 – politica”, vorrei segnalarla come un possibile modello per una discussione (per esempio in una classe di liceo o un corso universitario) che esca dai confini specifici, qui della musica ma in genere di qualsiasi area disciplinare, per raggiungerne altri, anche assai lontani. In favore della loro raggiungibilità parla il nostro cervello, in grado di gestire i più improbabili confronti. Certo l’impresa può facilmente sfuggire di mano e cadere in un insopportabile pressappochismo. Non sono neppure certo di non esservi caduto anch’io nel mio temerario accostamento. Comunque, fin quando il discorso non pretende di istituire delle verità e si limita a una discussione accademica, non vedo perché la si dovrebbe evitare in nome di una ghettizzazione disciplinare che non è presumibilmente dell’oggetto in sé ma solo in chi lo guarda. Occorre naturalmente un buon autocontrollo per non far scadere il discorso in un vuoto chiacchiericcio di superficie, ma, perché ciò non accada, all’autocontrollo è bene si affianchi l’attenzione del docente.
La domanda ora è: sono preparati i nostri docenti a una funzione di questo genere e per ogni possibile coppia di argomenti che si presenti in una classe?
Naturalmente no, se si vuole che il discorso si mantenga a un accettabile livello specifico. Altrimenti, se il livello richiesto e – rispetto agli argomenti – ‘di base’, fondato cioè sulla competenza comune o su quella mediamente acquisita durante gli studi. Lo scopo di queste conversazioni di base non è tanto quello di esibire la propria preparazione né di rispondere a un determinato livello di competenza. Nel caso della musica ma ormai anche di molte altre discipline pur presenti nei curricula scolastici questi concetti sono notoriamente piuttosto bassi, e ciò che conviene incentivare non è tanto il ‘sapere’, l’accumulo delle conoscenze, quanto il ‘pensare’, l’utilizzo di queste nozioni nelle situazioni concrete. L’indirizzo che si vorrebbe seguito anche nello studio della musica è quello descritto in un piccolo saggio del 2002 intitolato Dal sapere al pensare[1]. Il presente scritto sull’op. 111 e la politica può tra servire da traccia, nonostante il peso, forse eccessivo, della specifica competenza di un ex-compositore.]



[1]    Vedi [11] Dal sapere al pensare, nel Volume IV – Riflessioni sociopolitiche delle Indagini metaculturali.

1 commento:

Tortora Giuseppe ha detto...

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