giovedì 2 febbraio 2012

Movimento e stasi

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Il coordinamento fisico e mentale che rende possibili prestazioni come quella offerta da Yehudi Menuhin sul violino o da Glenn Gould alla tastiera ha, per chi non ne è neppure lontanamente capace, qualcosa di sovrumano. Eppure, a ottenerle sono esseri umani in nulla differente dagli altri… O non è così, e le differenze sono appunto quelle che si vedono e si sentono, frutto evidente di disturbi nella trasmissione genetica, analoghi a quelli che producono malformazioni corporee o psichiche, solo che, diversamente da questi, vengono valutati positivamente dalla società… O non è neppure così, e i Menuhin, i Gould segnano effettivamente i limiti dell’umano… Ma allora che dire di coloro –ieri sera erano Bach con la Ciaccona per violino e Beethoven con le sedici battute introduttive dell’Adagio della Decima sonata per violino e pianoforte– che hanno aperto ai loro interpreti gli spazi oltre l’umano? … O infine è tutto umano e sta a noi raggiungerlo, col pensiero se non con la mano?

Il filmato trasmesso era dedicato a Menuhin, e Gould, come molti altri, vi apparivano, per così dire, solo come comparse… ma con quale autorità! La cosa che più mi ha fatto riflettere è però un’altra: sotto l’archetto di Menuhin anche musiche a cui non avevo mai prestato attenzione, che anzi avevo sempre giudicato di rango inferiore, come i folclorismi di Enesco o Sarasate, per non parlare della musica autenticamente popolare, acquistavano, anche al mio orecchio viziato di classicismo, una dignità e una eccellenza che fino a ieri sera non avevo saputo riconoscere. Persino i funambolismi di Paganini o di Wienavski mi sono sembrati pienamente giustificati, se solo li si guardava da un’adeguata angolazione culturale. È sempre lì, nell’assolutezza dei punti di vista, la radice di tutti gli ‘errori’ umani, che tali non sono ma, al contrario, incapacità di ‘essere’, di spostarsi senza una meta precisa, di vedere nel movimento e non nell’ancoraggio a un punto fisso la possibilità di sopravvivenza.

C’è cultura nel movimento?

Le trappole del linguaggio sono infinite. Basta cambiare una n in d (cultura del movimento) che il movimento si blocca a ideologia ed esclude la stasi. Ma di questa abbiamo bisogno non meno che del movimento. Questo ho visto nella concentrazione dell’Adagio beethoveniano suonato da Glenn Gould di contro all’aerea libertà dell’archetto di Menuhin.

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