sabato 18 febbraio 2012

Commento a "Il compositore e l'uso delle tecnologie..."


Concludiamo questa piccola serie con la trascrizione del commento che Boris fece allora (2010) all'articolo di Emanuele Pappalardo qui pubblicato "Il compositore e l’uso delle tecnologie come strumenti per l’integrazione di mappe mentali e territori somatici in un laboratorio di musica corale."


Caro Emanuele,

scusa il ritardo di questa risposta, ma i medici da un lato e il risorto Centro dall’altro non mi hanno permesso di riflettere sul tuo saggio quanto avrebbe meritato. Eccoti comunque qualche spunto.

  • Non conosco Steven Mithen, dalle cui considerazioni ricavi la necessità di lavorare anzitutto alle premesse che rendano possibile la ‘partecipazione attiva’ a un qualsiasi rapporto di gruppo con particolare riguardo all’interazione tra stati emozionali differenti. Come sai, per parte mia non ho mai tenuto nel giusto conto questi stati, mentre vedo oggi la necessità che lo si faccia ben al di là di quanto la razionalità suggerisca.
  • Trovo assai interessante il concetto di “pre-manifestazione”, identificabile nel “tono miotensivo” rappresentato egoicamente dall’emozione (G. F. Brunelli). Penso che questa ‘razionalizzazione’ di uno stato emotivo possa giovare non poco al suo controllo mentale. Come sai, il controllo razionale degli stati emotivi e anche per me una funzione centrale della ragione, che nulla toglie alla loro intensità e non si limita certo a fornirne una spiegazione meccanicista.
  • Trovo quindi di grande interesse il tuo progetto di integrazione tra IMC le ricerche di Brunelli in un campo adiacente ma non coincidente.
  • Molto giusta trovò anche la tua osservazione che, perché vi sia comunicazione, sia necessario “un certo grado di analogia tra le mappe mentali e i territori somatici” dei comunicanti. Lo studio di queste analogie e belle possibili diversificazioni al loro interno dovrebbe –credo– essere propedeutico ma indispensabile a un progetto di interazione-integrazione delle diversità culturali presenti sul nostro pianeta, sempreché ci teniamo alla sua sopravvivenza.
  • Tu auspichi, ma non esponi, un’offerta didattica basata sull’aggancio del digitale analogico. Non riesco ancora –ma sai anche questo– a simpatizzare con il riduzionismo implicito nella digitalizzazione. Non penso comunque di rappresentare un impedimento ai buoni rapporti tra l’analogico e il digitale, anche se non credo alla digitalizzazione di una margherita. Perfino Internet, di cui pure mi servo, mi appare, tutto sommato, uno strumento di appiattimento regressivo, di cui faremmo bene a limitare l’uso prima che ci porti alla paralisi mentale, da cui ormai non siamo lontani.

Ecco finalmente qualcosa che ci divide. Non posso, come credo, che augurarmi di avere torto. Penso infatti che la mente umana riesca ad avere ragione anche di questo suo agguerrito concorrente: la tecnologia. La mente lo ha creato: sta a lei mantenerne il controllo.

Avremo modo di riparlarne. Può darsi che per allora io abbia cambiato idea.

Un caro saluto anche a Giusi,

B.

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