lunedì 3 novembre 2008

Comunicare su questo Blog

Boris Porena parla qui a tutti i visitanti, spiegando che funzione vorrebbe avere questo mezzo di comunicazione.

Ci servono certo i vostri commenti, formali o informali che siano, in quanto partecipazione attiva in questo 'punto di incontro' nato poche settimane fa: il Blog di Boris Porena.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi domando come mai ci sia questa sorta di paura o reticenza a scrivere, ad iniziare un dialogo.....eppure sono sicuro che molti hanno qualcosa da dire. Sarà il mezzo che spaventa?

Anonimo ha detto...

Ma dai....si sentono dire tante di quelle cavolate in giro....la gente sembra essere molto disinibita. Qui mi pare che ci sia un'aria distesa...libera! Sicuramente nessuno viene giudicato, ecco forse quello che frena è proprio il 'giudizio' interno\esterno che si ha paura di ricevere e che blocca. Poi, tanta pigrizia!
Comunque questa storia di aver paura del 'giudizio' spesso mi spaventa, certo, non in questo contesto, ma da che dipenderà? Come mai siamo spesso inibiti quando si tratta di esporre quel che pensiamo?
A.

Anonimo ha detto...

Paura non penso (paura di ché o di chi?), e neanche attribuirei la reticenza al mezzo (la maggior parte delle persone che arrivano alla pagina, per definizione, mostrano con ciò una certa dimestichezza col mezzo).

Secondo me è una semplice questione statistica: da ogni "x" persone che passano, scrive una.
Quando il flusso è ancora basso, come capita sempre per un mezzo nascente, i commenti sono molto pochi.

Anonimo ha detto...

Anonimo, la tua domanda è interessante. "Come mai siamo spesso inibiti quando si tratta di esporre quel che pensiamo?"

Le cause sono varie, credo.

Una, il sistema scolastico, che ci abitua fin da bambini alla conformità; è bravo chi, rispondendo, ripete quello che la maestra ha detto alcuni giorni od ore prima. Questo schema si ripete poi in ogni situazione di autorità, pure qui, dove l'autorità ("maestro") ce l'ha qui pubblica il post, e non ce l'ha ("allievo") qui è di passaggio e vuole commentare.

Due, esiste un fortissimo controllo sociale sulle opinioni, da quando il mondo è mondo. Chi opina lo stesso del gregge (anche col silenzio, che è un modo consenziente di opinare) continua ad appartenervi. Chi opina il contrario, rischia di versi cacciato fuori. Questo controllo è specialmente forte nella cultura italiana.

Tre, da un punto di vista psicologico, tenerci stretti, abbotonati, è pure un modo di preservare la nostra integrità. Racconta R.D. Laing in uno dei suoi libri più famosi, L'Io Diviso, che quando un bambino nasce all'individualità, lo fa di solito attraverso un paio di meccanismi: raccontando bugie e conservando segreti. Semplicemente perché così si sente individuo, si sente uno che non è immediatamente e continuamente scrutabile e comprensibile dall'esterno, da altri individui (adulti ovviamente).
Tenerci chiusi, in qualche modo, è un modo di preservarci come individui, in specie in momenti nei quali tanto sicuri non siamo di noi stessi. Solo quando la sicurezza cresce si introduce progressivamente la trasparenza ...

E sicuramente altre. Ma cedo la parola :)

Saluti,

Anonimo ha detto...

Salve Rigobaldo...Che buffo nome...
Credo che l'influenza educativa della scuola abbia veramente un potere decisivo nel creare il 'giudice-spauracchio' che ci portiamo dietro tutta la vita, quello che ci impedisce di dire la nostra con disinvoltura e spesso ci inibisce addirittura a livello di 'pensiero' rendendolo di conseguenza poco autonomo.
Si, mi piace la sua analisi la trovo interessante anche negli altri punti!
Comunque io mi firmo con una A. puntata, quindi non sono il Sig. Anonimo...Sono il Sig A. nulla a che vedere con il Signor K. di Kafka...stia bene!
A.

Anonimo ha detto...

La scuola è tremenda, anzi tremendissima, caro sig. A. In questo mi trovo nettamente d'accordo con il sig. B. (P.) che qui gentilmente ci ospita.

Distinti saluti,