giovedì 19 marzo 2015

Tratta XXXI.6 – Troppo forte l'imprinting…


 Copertina della rivista Time, 16 settembre 1946

Non sono psicologo né amo la psicologia, tuttavia le mie ricerche sulla condizione culturale dell’uomo mi portano spesso nella vicinanza di quella disciplina per la quale ho comunque il massimo rispetto. I quarant’anni o quasi trascorsi in compagnia di Paola mi permettono qualche osservazione, non tanto sui processi interiori della sua mente – che restano, come per tutti, imperscrutabili – ma sul loro riflesso nei comportamenti abituali e in alcune particolarità del suo carattere.
Con Paola è molto difficile litigare. Io in tanti anni non ci sono mai riuscito e – ciò che è più strano – non ci ho neppure provato. Nonostante la sua forte personalità o forse proprio per questa, Paola, di fronte a una netta opposizione, cede, cioè non sente il bisogno di difendere a oltranza le sue ragioni. Da questa sua apparente remissività ho imparato – e teorizzato in IMC – a identificarne temporaneamente con l’interlocutore, anche se ideologicamente avversario, anteponendo il dialogo allo scontro. Ho constatato che anche l’altro, trovandosi inserito in un modello relazionale di non aggressività, lo adotta quasi inconsapevolmente. Per questa via l’apporto di Paola a IMC è stato della massima importanza, anche se sul fondo la sua ‘natura’ non può dirsi metaculturale; troppo forte l’imprinting dell’educazione socialista ricevuta nella nazione di nascita, la Jugoslavia di Tito.
Non so se dovuto alla stessa origine, ma mi ha colpito fin dall’inizio l’indifferenza di Paola verso le ‘autorità’ culturali, che per esempio erano state e sono determinanti nel mio universo relazionale. “Non ho idoli” mi sono sentito spesso ripetere, per giunta da una persona con una finissima percezione culturale, quale traspare dal suo modo di suonare, di insegnare, di disegnare. Anche in mancanza di idoli e di forti conoscenze specifiche Paola si muove con disinvoltura e sicurezza sui più diversi UCL grazie ad un intuito culturale tanto più affidabile in quanto del tutto esterno agli stereotipi accademici che aduggiano sovente la cosiddetta ‘professionalità’. Paola è certamente ‘ professionale’ in tutto ciò che fa, ma mai ‘professorale’. La sua forza non è sta nel sapere ma nel pensare. Dal suo esempio ho ricavato più che non il solo titolo dello scritto Dal sapere al pensare[1].
È una banalità dire che Paola è intelligente. Tutti lo siamo anche se pochi sfruttano dovere la propria intelligenza. Cosa che invece fa Paola senza mai farne sfoggio, ma tenendola pronta per ogni evenienza. Anche questo ho imparato da lei, come può riscontrare chi confronti il linguaggio di Musica-società con quello dei lavori più recenti[2]. Certo le differenze sono dovute anche soprattutto alla diversa collocazione culturale di queste ultime rispetto alle pretese alto-colte di allora, ma Paola è forse estranea a questa nuova collocazione?
Paola ha fantasia. Altra banalità: tutti l’abbiamo, come però abbiamo anche dei sistemi frenanti in grado di bloccarla nel passaggio all’età adulta. E quali sono questi sistemi? Quelle che le culture, quali che siano, ci impongono a salvaguardia di se stesse e dei poteri che le sostengono. Ma che cos’è la ‘fantasia’? Un ordine percepibile ma imprevisto. Questo almeno ci dice Paola, non a parole – Paola non ama teorizzare – ma con ciò che fa. Accanto alle non c’è un giorno uguale all’altro, eppure la vita scorre senza scosse, la varietà e la norma, una norma cui non ci si abitua, ma che tiene di continuo desta l’attenzione, proprio come non ci si abitua agli ambienti da lei arredati, ai pranzi da lei cucinati, alle sue lezioni di quartetto o ai suoi incontri sul disegno.
Se dovessi sintetizzare in poche parole la personalità di Paola direi: una persona che, una volta incontrata, difficilmente esce dalla nostra mente, anzi continua ad agirvi, quasi a nostra insaputa, come un filtro critico verso ogni fissazione ideologica e contro ogni banalità. Posso affermare che, pur non avendo lei stessa una mentalità metaculturale mi ha fatto da modello per IMC.


[1]             Vedi [11] Dal sapere al pensare, nel Volume IV – Riflessioni sociopolitiche delle Indagini metaculturali.
[2]        Vedi [1] Musica-società, nel Volume I – Prodromi delle Indagini metaculturali; e accanto a quest’opera, il Volume V – Applicazioni comunicative.

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