sabato 7 marzo 2015

Tratta XXXI.2 – L’analisi di un qualsiasi oggetto risponde sempre a un particolare progetto d’uso



Per molto tempo oltre il mio periodo formativo ho tenuto in non cala l’aspetto esecutivo della musica sottovalutando anche i problemi filologici e interpretativi. Eppure mi capitava anche di suonare in pubblico per il decentramento che negli anni Settanta e Ottanta era di moda. Suonavo anche passabilmente bene quando non c’erano da superare eccessivi scogli tecnici, ma la musica era per me quasi esclusivamente un fatto compositivo.
Poi entrò nella mia vita Paola col suo violoncello. Era all’epoca molto giovane e la grande espressività del suo modo di suonare era certo dovuto alla sua naturale musicalità. Ma che vuol dire ‘musicalità’. Là per là non ho indagato, poi, col passare degli anni, al termine generico e poco significativo di ‘musicalità’ ho sostituito quello di ‘intelligenza musicale’, che ha il vantaggio di raccordare la musica al più vasto campo dell’intelligenza umana. Certo in questo caso il suo sviluppo specifico si deve in buona parte all’eccellente scuola di cui Paola ha potuto beneficiare in patria (l’ex Jugoslavia), a cominciare dall’insegnamento paterno. Ma lo straordinario approfondimento della comprensione musicale e soprattutto del rapporto tra comprensione e resa comunicativa è stata una conquista degli anni successivi, fondata su un originale modo di analizzare il testo musicale: l’analisi in funzione esecutiva.
L’analisi di un qualsiasi oggetto risponde sempre a un particolare progetto d’uso. Non ha senso sostenere l’oggettività di un’analisi, neppure quando si propone di scoprire come il suo oggetto è fatto. E di questo Paola si deve essere convinta attraverso l’attività ‘di base’ lungamente esercitata nel Centro Metaculturale, e così ha sviluppato il suo ‘stile analitico’ che studia da vicino l’interazione tra analisi strutturale della composizione, analisi stilistica basata sulla conoscenza storica del linguaggio musicale e analisi fisico-comportamentale dei movimenti corporei necessari a tradurre in suoni i risultati di questa analisi. L’interpretazione musicale e la relativa tecnica ricevono in tal modo un decisivo apporto razionale che nulla toglie alla spontaneità esecutiva, anzi le aggiunge la consapevolezza del proprio agire. Questo ampliamento della didattica – non riservata ai soli ‘talenti’, che fino a un certo punto suppliscono con loro intuito – si riflette ovviamente sullo stile interpretativo della stessa Paola, di cui rimpiango solo il giovanile slancio esibizionistico, al quale è oggi subentrato lo slancio generoso di chi vede realizzato in altri la sua propria volontà di ‘far capire’.

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