Per molto tempo oltre il mio periodo
formativo ho tenuto in non cala l’aspetto esecutivo della musica sottovalutando anche i problemi filologici e
interpretativi. Eppure mi capitava anche di suonare in pubblico per il
decentramento che negli anni Settanta e Ottanta era di moda. Suonavo anche
passabilmente bene quando non c’erano da superare eccessivi scogli tecnici,
ma la musica era per me quasi esclusivamente un fatto compositivo.
Poi entrò nella mia vita Paola col suo
violoncello. Era all’epoca molto giovane e la grande espressività del suo modo
di suonare era certo dovuto alla sua naturale musicalità. Ma che vuol dire ‘musicalità’.
Là per là non ho indagato, poi, col passare degli anni, al termine generico e
poco significativo di ‘musicalità’ ho sostituito quello di ‘intelligenza
musicale’, che ha il vantaggio di raccordare la musica al più vasto campo
dell’intelligenza umana. Certo in questo caso il suo sviluppo specifico si deve
in buona parte all’eccellente scuola di cui Paola ha potuto beneficiare in
patria (l’ex Jugoslavia), a cominciare dall’insegnamento paterno. Ma lo
straordinario approfondimento della comprensione musicale e soprattutto del
rapporto tra comprensione e resa comunicativa è stata una conquista degli anni
successivi, fondata su un originale modo di analizzare il testo musicale: l’analisi in funzione esecutiva.
L’analisi di un qualsiasi oggetto
risponde sempre a un particolare progetto d’uso. Non ha senso sostenere
l’oggettività di un’analisi, neppure quando si propone di scoprire come il suo
oggetto è fatto. E di questo Paola si deve essere convinta attraverso l’attività
‘di base’ lungamente esercitata nel Centro
Metaculturale, e così ha sviluppato il suo ‘stile analitico’ che studia da
vicino l’interazione tra analisi strutturale della composizione, analisi
stilistica basata sulla conoscenza storica del linguaggio musicale e analisi
fisico-comportamentale dei movimenti corporei necessari a tradurre in suoni i
risultati di questa analisi. L’interpretazione musicale e la relativa tecnica
ricevono in tal modo un decisivo apporto razionale che nulla toglie alla spontaneità
esecutiva, anzi le aggiunge la consapevolezza del proprio agire. Questo
ampliamento della didattica – non riservata ai soli ‘talenti’, che fino a un
certo punto suppliscono con loro intuito – si riflette ovviamente sullo stile
interpretativo della stessa Paola, di cui rimpiango solo il giovanile slancio
esibizionistico, al quale è oggi subentrato lo slancio generoso di chi vede
realizzato in altri la sua propria volontà di ‘far capire’.
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