Normalmente siamo usi associare ogni
persona adulta a un singolo mestiere o a un’unica professionalità. Oggi a dire
il vero la situazione che stiamo vivendo obbliga l’individuo a rendersi
disponibile a varie attività per le quali gli tocca, spesso in breve tempo,
farsi un’adeguata competenza. Gli vengono incontro in questo le discipline
trasversali o ‘transdiscipline’ – prima fra tutte la logica – , che tuttavia
non occupano un posto stabile tra le ‘materie’ scolastiche. Anche IMC è tra
queste ancorché in attesa di un riconoscimento ‘ufficiale’.
Già negli anni Settanta Paola ci ha
dato una prova della transdisciplinarietà di IMC, in particolare nella sua
versione di pratica culturale di base.
Tale pratica sviluppata dal Centro
Metaculturale (allora Centro Musica
in Sabina) inizialmente nel solo settore musicale, aveva prodotto
sperimentalmente un insieme di ‘criteri logici (o gestaltici) elementari’ che
stavano dando buoni frutti nel campo della composizione sonora. Questi stessi
criteri sono stati trasferiti da Paola nella composizione grafico-pittorica con
risultati ancora più probanti e soprattutto di immediata evidenza sensoriale.
La natura eminentemente geometrica dei criteri elementari, anche se nati in
relazione al parametro ‘tempo’, si adattava assai bene alla pratica del
disegno, che non fa uso del suddetto parametro. Hanno così visto la luce in
rapida successione centinaia – forse migliaia – di composizioni grafiche sia
astratte o materiche, sia figurale o rappresentative. Queste ultime non
seguivano tuttavia i consueti codici della figuratività o della
verosimiglianza, ma si riferivano a stereotipi di invenzione, per lo più di
facile eseguibilità ma fortemente caratterizzati. Questa abbondante produttività
sia prolungata per parecchi anni e tuttora si manifesta a tratti con immutata
fantasia. Ad essa si devono anche alcune composizioni di più ampie dimensioni,
tra le quali spiccano alcune di manifesto contenuto simbolico. Ovvero questo ‘
manifesto contenuto’ acquista solo secondariamente valenza di simbolo, quando
sono stati percepiti analiticamente i rapporti costruttivi delle complesse ma
chiarissime composizioni.
Solo a questo punto, cioè dopo
un’intensa sperimentazione in proprio, la nuova attività della violoncellista Paola
Bučan ha raggiunto quella maturità che le ha permesso di
riversarsi all’esterno, sulla formazione di operatori metaculturali in campo
grafico-pittorico.
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