Ho scritto più volte di Paola, delle
sue varie attività, ma non mi ricordo di aver accennato neppure di sfuggita a
una sua capacità che più di altri colpisce anche il visitatore casuale della
nostra casa. E come mai non vi ho accennato? Perché si esprime con tale
naturalezza da apparire ovvia, quando invece è piuttosto rara, almeno a livello
esibito da Paola. Parlo della capacità di ‘accogliere’, nel senso più ampio del
termine.
Nel 1974, l’anno in cui ci siamo
insediati cui a Cantalupo, la casa lasciatami dai miei genitori e pensata
piuttosto come seconda abitazione, era pressoché spoglia e del tutto disadorna.
Ebbene, nel giro di qualche anno si è trasformata ad opera di Paola in una
dimora confortevole per otto-nove persone, ma soprattutto in un insieme di
ambienti oltremodo ricchi di stimoli per gli occhi, a cominciare dai quadri di
Paola, da suppellettili di pregio, ben distribuiti, fino alle mie collezioni – coleotteri,
lepidotteri, fossili – conservate entro mobili a vetri, così come le partiture
musicali, il modo da attirare l’attenzione del visitatore.
Ma non è solo come creatrice di
ambienti che Paola esercita la sua fantasia ‘accogliente’. Quasi
quotidianamente la nostra casa ospita, spesso anche per più giorni, persone
della più diversa provenienza, interessate alle attività nostre o del Centro Metaculturale. E si tratta
ovviamente, dato il luogo decentrato, campestre in cui ci troviamo, di offrire
un soggiorno piacevole, stimolante e funzionale agli incontri che vi si
svolgono. Siccome molti di questi incontri riguardano proprio Paola e il suo
lavoro come violoncellista e come operatore culturale, su di lei ricadono anche
le incombenze concernenti l’ospitalità in tutti i suoi aspetti. E chi viene da
noi normalmente ci ritorna, anche più volte. E si dice in giro che da noi si
mangia bene e non posso che trovarmi d’accordo con questo giudizio, anche per
quei rari periodi in cui siamo soli a casa.
Né mia madre, né la mia prima moglie
credo che avrebbero saputo gestire una varietà e ricchezza di rapporti umani
come li sto vivendo da una quarantina d’anni. E sempre io stesso circondato,
ora che sono vecchio, da inesauribili attenzioni accompagnate dal più amabile
dei sorrisi.
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