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- C’è qualcosa che possiamo fare perché le cose migliorino?
- Ci sarebbe da chiederlo a chi le fa peggiorare.
- Ma sono proprio questi a non saperlo.
- Non credo. Credo invece che lo sappiano benissimo, ma siano impediti nella realizzazione.
- E da chi?
- Dalla cultura. O, meglio, dallo ‘stadio culturale’ che, come specie, stanno attraversando.
- E questo che ci azzecca? Come direbbe un attuale uomo politico.
- Lo stadio culturale condiziona lo ‘stile di pensiero’ di chi lo vive.
- Ma differenziandolo secondo le varie culture.
- Tutte le culture convergono su un punto: il potere.
- Se è per questo, anche sul guadagno e sulla crescita infinita.
- D’accordo. Potremmo accorpare questi tre punti sotto l’unico termine di ‘progresso’.
- Forse potrebbero esserci altre accezioni di questo termine.
- Ancora una volta d’accordo. Sceglierei allora un’accezione che ci porti fuori dalla cultura.
- Ma questo è impossibile perché è proprio la cultura che ci distingue dagli altri viventi.
- Forse esistono altri stadi che ci distinguerebbero altrettanto bene.
- Per esempio?
- Lo stadio ‘metaculturale’, che aggiungerebbe al precedente la riflessività.
- Ma di quella siamo capaci tutti.
- Certo, ma ciascuno all’interno di una determinata cultura.
- … mentre tu penseresti a una riflessività metaculturale, cioè esterna a tutte le culture.
- No, interna a ciascuna.
- E che vorrebbe dire?
- Una cultura capace di riconoscere la propria culturalità.
- Mi coglie un sospetto…
- Quale?
- Che tu sia un relativista.
- E come potrei non esserlo?
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