lunedì 19 agosto 2013

Come, quando vengono le idee?


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Anzitutto bisogna vedere se vengono. E anche se vengono, sono in genere idee di altri, il che sarebbe in fondo poco male, giacché le idee di altri, quindi più collaudate, sono normalmente migliori delle nostre, o almeno godono di maggior credito. Qualche volta però capita che non ci ricordiamo da chi le abbiamo prese, e allora, più o meno onestamente, le diamo per nostre. Di alcune addirittura ci innamoriamo e in tal caso abbiamo qualche diritto di chiamare ‘nostro’ l’oggetto del nostro amore.

C’è qualche modo, oltre al furto e all’amore, di farsele venire, le idee? I modi ci sono, e più di uno. Il nostro cervello ne produce di continuo, solo che noi non ce ne accorgiamo o, se anche lo facciamo, non le consideriamo ‘idee’. Quanti compositori prima di Beethoven avranno scritto o pensato la figura di quattro suoni che apre la sua Va Sinfonia! Qualcuno l’avrà forse anche osservata e sviluppata per breve tratto, trovandola infine troppo ovvia per insisterci su. Domanda: l’idea sta in quelle quattro note, o in tutto ciò che Beethoven ne ha tratto anche a prescindere da esse?

Un altro modo per far nascere le idee e prendere una qualsiasi ‘non idea’ e convincere noi stessi e gli altri che lo sia. Per esempi attraverso la ripetizione ossessiva, che ammalia il ricevente non meno che l’emittente. È un espediente molto usato in pubblicità e in politica (le due spesso sono indistinguibili), sia che si abbia a che fare con una vera idea si con una contraffazione.

Come si fa a distinguere, quando serve, un’idea ‘vera’ da una contraffazione? Molto spesso con un semplice ‘atto di fede’. In questi casi è quasi inutile tentar di convincere il credente della falsità di ciò che crede vero, anche perché per lui le dimostrazioni razionali non hanno valore in quanto appartengono a uno ‘stile di pensiero’ che gli è estraneo. Altre volte la distinzione è imposta dalla cultura –dall’UCL–, o è di comodo, suggerita per esempio da interessi economici.

A ben guardare il dilemma vero/falso non è applicabile al mondo delle idee, non almeno entro IMC. Infatti, se consideriamo Def. 3, data una qualsiasi proposizione è sempre possibile trovare o costruire un UCL che la renda vera. Ma allora –diranno molti– a che serve IMC, se non ci permette neppure di distinguere il vero dal falso?

Non ce lo permette all’interno di UMC, l’universo da evitare a ogni costo. Entro un qualsiasi UCL il vero è assolutamente distinguibile dal falso, altrimenti quell’UCL coinciderebbe con UMC.

Sia come sia, pensate che a Beethoven importasse qualcosa se l’attacco della Va fosse da considerare un’idea vera o falsa?

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