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Anzitutto bisogna
vedere se vengono. E anche se
vengono, sono in genere idee di altri, il che sarebbe in fondo poco male,
giacché le idee di altri, quindi più collaudate, sono normalmente migliori
delle nostre, o almeno godono di maggior credito. Qualche volta però capita che
non ci ricordiamo da chi le abbiamo prese, e allora, più o meno onestamente, le
diamo per nostre. Di alcune addirittura ci innamoriamo e in tal caso abbiamo
qualche diritto di chiamare ‘nostro’ l’oggetto del nostro amore.
C’è qualche modo, oltre
al furto e all’amore, di farsele venire, le idee? I modi ci sono, e più di uno.
Il nostro cervello ne produce di continuo, solo che noi non ce ne accorgiamo o,
se anche lo facciamo, non le consideriamo ‘idee’. Quanti compositori prima di
Beethoven avranno scritto o pensato la figura di quattro suoni che apre la sua Va Sinfonia! Qualcuno l’avrà forse anche osservata e sviluppata per
breve tratto, trovandola infine troppo ovvia per insisterci su. Domanda: l’idea sta in quelle quattro note, o in
tutto ciò che Beethoven ne ha tratto anche a prescindere da esse?
Un altro modo per far
nascere le idee e prendere una qualsiasi ‘non idea’ e convincere noi stessi e
gli altri che lo sia. Per esempi attraverso la ripetizione ossessiva, che
ammalia il ricevente non meno che l’emittente. È un espediente molto usato in
pubblicità e in politica (le due spesso sono indistinguibili), sia che si abbia
a che fare con una vera idea si con una contraffazione.
Come si fa a
distinguere, quando serve, un’idea ‘vera’ da una contraffazione? Molto spesso
con un semplice ‘atto di fede’. In questi casi è quasi inutile tentar di
convincere il credente della falsità di ciò che crede vero, anche perché per
lui le dimostrazioni razionali non hanno valore in quanto appartengono a uno
‘stile di pensiero’ che gli è estraneo. Altre volte la distinzione è imposta
dalla cultura –dall’UCL–, o è di comodo, suggerita per esempio da interessi
economici.
A ben guardare il
dilemma vero/falso non è applicabile al mondo delle idee, non almeno entro IMC.
Infatti, se consideriamo Def. 3, data
una qualsiasi proposizione è sempre possibile trovare o costruire un UCL che la
renda vera. Ma allora –diranno molti– a che serve IMC, se non ci permette
neppure di distinguere il vero dal falso?
Non ce lo permette
all’interno di UMC, l’universo da evitare a ogni costo. Entro un qualsiasi UCL
il vero è assolutamente distinguibile dal falso, altrimenti quell’UCL
coinciderebbe con UMC.
Sia come sia, pensate
che a Beethoven importasse qualcosa se l’attacco della Va fosse da
considerare un’idea vera o falsa?
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