lunedì 5 agosto 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (xvii)



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Tradizionalmente le vittorie (o le sconfitte) si davano a chiusura di un conflitto armato. Tuttavia allo stato attuale gli armamenti disponibili se consentono ancora conflitti locali o di limitata estensione, rendono sempre meno probabili le guerre di raggio mondiale, ma soprattutto cancellano la linea di demarcazione tra vittoria e sconfitta, coinvolgendo tutti i contendenti in una comune catastrofe globale. Di conseguenza un conflitto che abbia come protagonisti, non due eserciti o due stati, ma addirittura due modelli sociali non potrebbe più risolversi con lo scontro bellico, ma solo per via pacifica come compromesso. Siccome però la forma tradizionale del ‘compromesso’ (do ut des) lascia di solito ambedue le parti insoddisfatte e non offre garanzia di durata, si cerca, non appena possibile, la via della ‘modulazione culturale’ reciproca, in cui non è più questione di vittoria o sconfitta, ma della creazione di un nuovo modello che recepisca tratti compatibili con i modelli in conflitto.

Così il modello democratico, oggi in forte, anche se contrastata espansione, ritengo debba deporre la sua veste culturale per assumerne una decisamente metaculturale, se vuole, non più vincere, ma dare il suo contributo alla costruzione di un equilibrio mondiale.

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