giovedì 19 settembre 2013

Dunque, la verità è una relazione!



– Un passo verso l'era metaculturale?
– No! È un primo passo nell'era metaculturale.

4 commenti:

Rigobaldo ha detto...

Vero che non linkiamo spessissimo alla Città del Vaticano, ma oggi toccava!

Cosa sta facendo quest'uomo? Non avrà forse nel tavolino una copia clandestina delle Indagini metaculturali?

Cordialità,

Anonimo ha detto...

la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire.

qui è ancora papa...non vede al di là del suo naso. cosa è la coscienza? non andrebbe relativizzata anch`essa? per chi è bene per chi male? non si obbedisce. obbedire non è relazione ma sottomissione
saluti berlinesi alle tre di notte.
la frase su citata è di un fondamentalismo estremo.

Rigobaldo ha detto...

Ma si capisce! Non solo il verbo 'obbedire', ma tanti altri elementi linguistici (ad esempio l'insistenza dell' 'autorità', pure se qualificata), sono ancora dei retaggi fortemente culturali.

Eppure ci sono elementi di novità, non solo contenutistici, ma anche strutturali. Non è per essere ottimista alla forza. Credimi, anche se Bruxelles è più vicina al Vaticano di quanto lo sia Berlino, si trova sempre parecchio lontana :) Ma l'osservazione di Boris

Infatti la scelta del carteggio dice molto di più che non l'uso insistente del termine 'dialogo' (del quale sappiamo bene il frequente utilizzo pretestuale). Dare tre risposte a tre domande (risposte nelle quali, di nuovo, convivono di nuovo elementi mooolto culturali con il posizionamento che ha attirato l'attenzione di Boris) dice parecchio sull'intenzione di comunicare. Come l'affermare esplicitamente "in quest'altro di cui chiedi, non parlerò adesso". Cavolo, sembra addirittura comunicazione civile! :)

Pura mossa strategica per salvare il salvabile? È chiaro che la Chiesa, dopo Wojtyla e Ratzinger, sta implodendo, e deve inventarsi qualcosa se non vuole precipitare nell'irrelevanza sociale più assoluta (anche se mantiene in certe regioni forse presenza politica). Lo vedremo...

Cordialità,

Boris Porena ha detto...

Caro corrispondente berlinese,

ti prego di scusarmi se mi intrometto nel dialogo tra te e Rigobaldo, ma mi spingono a questo le vostre reciproche ragioni.

Non so neppur io come interpretare le 'aperture' di Papa Francesco e, siccome non conosco il suo più intimo pensiero, preferisco leggerlo nella forma più 'aperta' possibile, che –come forse sai– è per me quella 'metaculturale'.

Basterebbe cioè scambiare il termine 'coscienza individuale' con quello –abituale nel gergo metaculturale– di UCL (Universo Culturale Locale), che tutto o quasi andrebbe metaculturalmente a posto. Ma questo scambio presupporrebbe un'identità di significato che andrebbe dimostrata o statuita, il che non è.

Confesso quindi che la mia lettura 'metaculturale' della apertura di Papa Francesco non è esenta da arbitrio ed esprime piuttosto un auspicio che un dato di fatto.

Supponiamo però che vi sia del vero in questa supposizione. Domandiamoci allora:
Quanti passi Papa Francesco potrà permettersi nel Neuland metaculturale? Non è una questione solo sua, il suo Io è infatti molto più ampio del nostro, e la sua parola risuona in miliardi di menti, il che la rende assai meno libera, quasi prigioniera del numero. E il pensiero metaculturale, la cui riflessività aspira a relativizzarlo alla cultura che l'ha prodotto, non può liberarlo del tutto da questa sua matrice se non in tempi assai più lunghi di quelli che la vita ci concede.

In altre parole nessuno, e tanto meno un papa, può inseguire fino in fondo le conseguenze del suo agire e del suo pensare e così ci conviene aiutarlo, per quanto in nostro potere, nel difficile cammino da lui intrapreso.

Ma l'ha veramente intrapreso?

Non sappiamo, ma è interesse di tutti che sia così.

BP