lunedì 18 novembre 2013

Tratta I.6 – Inveterata consuetudine politica



[Dialogante 1]                  Prova con un’altra. Che la guerra non sia altro che la versione umanizzata della competizione o della lotta per il territorio, seppure si tratta di due meccanismi indipendenti?

[Dialogante 2]                  Interpretazione ai limiti dell’ovvio e proprio per questo assai poco interessante.

[Dialogante 1]                  Le interpretazioni hanno da essere ‘interessanti’, non basta che siano più o meno ‘vere’?

[Dialogante 2]                  Proprio tu ci vieni a parlare di ‘verità’, da quel relativista che sei?

[Dialogante 1]                  Non nego la validità del concetto di ‘verità’, se ne restringiamo il campo agli UCL. Comunque hai ragione: sarebbe meglio se riuscissimo a dare una fondazione più formale a questo concetto, come abbiamo fatto in matematica.

[Dialogante 1]                  Secondo te un fondazione formale sarebbe più affidabile di una basata sull’esperienza concreta?

[Dialogante 2]                  È ciò che divide la fisica sperimentale da quella teorica. Per parte mia sarei più interessato alla fisica teorica… se le mie scarse conoscenze mi permettessero di capirla. In ogni caso penso che la fisica, per essere credibile e soprattutto praticabile abbia bisogno di una doppia convalida: dall’alto di una teoria e dal basso di una pratica quotidiana.

[Dialogante 1]                  Perché parli di ‘basso’ e ‘alto’?

[Dialogante 2]                  Per inveterata consuetudine politica…

[Dialogante 1]                  E perché non te ne liberi?

[Dialogante 2]                  E perché dovrei?

[Dialogante 1]                  In omaggio a IMC*.

* Ipotesi Metaculturale v. pag.

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