È il titolo del dramma
più celebrato di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681). Il tema degli
indistinguibili tra vita e sogno e comune nelle varie letterature, sia
antiche che moderni, ma fa anche parte dell’esperienza di tutti, come quando,
risvegliati da un sonno profondo, restiamo per qualche tempo in dubbio se ciò
che abbiamo appena sperimentato fosse sogno o realtà.
A me è capitato di
interrogarmi per mesi sull’identità di una persona che ero convinto di aver
frequentato per molti mesi e che d’un tratto era scomparsa senza che potessi
ricordare chi fosse e neppure se fosse effettivamente esistita.
Il primo di questi
postini del ‘come se’ comincia con un Es
war als… (era come se), mantenendo poi l’irrealtà dell’immagine lungo
tutta la poesia senza mai neppure sfiorare il piano di una reale concretezza.
Calderón pone decisamente l’equazione vita = sogno e, così facendo, esce
dalla metafora come mezzo espressivo per entrare in un ambito filosofico nel
quale metafora e realtà coincidono. La forza ‘fondante’ del verbo ‘essere’
toglie ogni velo di incertezza, ogni traccia di ‘come se’, e dichiara
inequivocabilmente l’identità tra vita e sogno. Il linguaggio verbale non ha
però la proprietà simmetrica del linguaggio matematico, per cui, ‘se vita è
sogno’, anche ‘sogno è vita’. Le due espressioni non si equivalgono del tutto
perché le parole ‘sogno’ e ‘vita’ non hanno esattamente lo stesso significato
nei due casi. Più che non l’aspetto denotativo cambia l’alone connotativo che
le circonda. “La vita è sogno” suona come un’affermazione addirittura
metafisica che trasporta la realtà della vita in un mondo di irrealtà
onirica, quasi un iperuranio platonico; “il sogno è vita” ha una sfumatura
concessiva, come se dicesse “Anche
il sogno è –fa parte della– vita”. Mentre i numeri sono semanticamente
neutri, le parole non lo sono, anzi variano di significato addirittura per un
cambio di posizione.
Il dramma
filosofico-teologico di Calderón difficilmente avrebbe potuto intitolarsi El sueño es vida, a parità di
contenuto. Lo avrebbe impedito
la direzionalità del movimento: ascensionale nel passaggio dalla vita al
sogno, rivolto alla terra nell’altro caso. Questione del tutto periferica e
inessenziale – si dirà– quella da me posta per un’opera del peso di La vida es sueño. D’accordo, ma forse
l’unica dove poteva avere senso l’intervento di un troppo superficiale
frequentatore della lingua spagnola e delle sue molteplici letterature.
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domenica 3 giugno 2012
La vida es sueño
[393]
Chiavi di lettura:
Letteratura con intenzione,
Postini,
Postini del 'come se'
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