lunedì 15 agosto 2016

Tratta XXXIX.6 – … un posto nell’Olimpo…


[Dialogante 2]  È piuttosto improbabile che qualcuno ci dia retta se insistiamo nella denigrazione della condizione culturale a cui noi uomini siamo specificamente legati e a nessun costo sapremmo rinunciare.
[Dialogante 1]  Non si tratta infatti di rinunciarci, ma di innalzarla di livello, di portarla cioè ad un grado di consapevolezza che chiamiamo ‘metaculturale’, ma che non è esterna né superiore a nessuna cultura, anzi probabilmente resterà per qualche tempo al di sotto delle nostre capacità culturali, così come l’istinto vince spesso sulla più approfondita delle riflessioni.
[Dialogante 2]  Ma allora perché insistiamo tanto nella critica al concetto di ‘cultura’?
[Dialogante 1]  Per impedirne la cristallizzazione ideologica, per salvarla dall’ipostatizzazione che ne segnerebbe la fine.
[Dialogante 2]  Una fine prematura, quando non ha ancora sviluppato neppure le sue stesse premesse.
[Dialogante 1]  Allora anche tu pensi che la condizione di riflessività metaculturale sia un’ulteriore tappa dell’evoluzione umana?
[Dialogante 2]  Sì, a patto che a questa come alle altre tappe non attribuiamo una marca di valore crescente. Non credo che valiamo più dei dinosauri e neppure più dei radiolari.
[Dialogante 1]  E Dante, Michelangelo, Bach?
[Dialogante 2]  Noi uomini abbiamo tutti i diritti di assegnare loro un posto nell’Olimpo che abbiamo creato, ma non penso che questo Olimpo culturale abbia il diritto di essere riconosciuto fuori dall’UCL[1] entro cui l’abbiamo creato.
[Dialogante 1]  Anche l’arte quindi, il pensiero non conoscono gli assoluti?
[Dialogante 2]  Certo che li conoscono! E noi con loro, perché sappiamo nominare l’UCL di riferimento. Ma perché mi fai ripetere per l’ennesima volta cose che sai benissimo?
[Dialogante 1]  Repetita iuvant. Siamo didattici!




[1]             Universo Culturale Locale

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