[Dialogante 1] La
concorrenza è diffusa in tutta la biosfera. Le piante bisognose di luce
concorrono per un posto al sole, le altre per un posto all’ombra.
[Dialogante 2] Ancora più
evidente è la concorrenza nel mondo animale. La televisione ci mostra pressoché
quotidianamente le lotte intraspecifiche per il predominio nel branco, per le
priorità di accesso al cibo, ‘il diritto’ all’accoppiamento, quelle
interspecifiche per il possesso di un territorio, addirittura tra ordini e
classi, come un tempo lontano la concorrenza tra rettili e mammiferi per il
dominio del pianeta.
[Dialogante 1] C’è da
domandarsi perché, vista una così larga diffusione, proprio a noi uomini, i
campioni della concorrenzialità, è venuto in mente (solo ad alcuni per la
verità) di ridurre, se non di abolire la concorrenza, almeno tra conspecifici.
[Dialogante 2] In realtà
questa idea era già venuta in mente ad api, formiche e termiti e, seppure in
forma assai meno radicale, anche ad alcuni vertebrati.
[Dialogante 1] In qualche
modo gli stessi uomini hanno costruito delle barriere ideologiche –pietà,
fratellanza, uguaglianza– per arginare la furia devastante della concorrenza.
[Dialogante 2] Oggi poi,
che il potere distruttivo dell’energia atomica ha messo in forse la nostra
stessa sopravvivenza, quella, che da Darwin in poi è stata considerata una
legge generale del vivente, credo, crediamo vada sottoposta al controllo della
mente.
[Dialogante 1] E, al punto
in cui siamo, questo controllo deve spingerci fino all’abolizione…
[Dialogante 2] … direi
piuttosto alla sostituzione col principio, altrettanto diffuso, della sinergia, come quella tra funghi e alghe
nei licheni…
[Dialogante 1] … che,
guarda caso, vivono anche loro sulla superficie di allori a pietre…
[Dialogante 2] … come noi che
viviamo sulla superficie del nostro pianeta.
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