[Dialogante 2] Parola senza
riscontro alcuno nella realtà. Non esistono due oggetti, due persone, due
pensieri uguali.
[Dialogante 1] Si parla per
approssimazione: di due oggetti, persone, pensieri simili al punto che possiamo
dirli quasi uguali.
[Dialogante 2] E, se nel
confrontarli ci interessasse proprio il punto di quel quasi?
[Dialogante 1] Certo in
quel punto non sarebbero uguali.
[Dialogante 2] E come
facciamo a sapere se il punto che andiamo a toccare non è quello della diseguaglianza?
[Dialogante 1] Non
possiamo.
[Dialogante 2] E allora non
ci converrebbe considerare i due oggetti, persone, pensieri caratterizzati da
diversità anziché da eguaglianza?
[Dialogante 1] L’uguaglianza
è in grado di ‘caratterizzare’ alcunché?
[Dialogante 2] Forse
sarebbe più ‘logico’ vedere nella diversità la norma e nell’uguaglianza l’eccezione…
[Dialogante 1] … cosicché a
essere caratterizzante sarebbe piuttosto quest’ultima.
[Dialogante 2] Diversità e
uguaglianza (come anche similitudine, affinità ecc.) non sono comunque
proprietà individuali, predicabili ciò di un solo individuo:
Marco è simile –
Quel sasso è uguale (diverso, affine…) –
Nessuno le possiede da solo, ma sono rilevabili soltanto nell’inverificabile spazio del ‘confronto’ tra oggetti, persone, pensieri…
Marco è simile –
Quel sasso è uguale (diverso, affine…) –
Nessuno le possiede da solo, ma sono rilevabili soltanto nell’inverificabile spazio del ‘confronto’ tra oggetti, persone, pensieri…
[Dialogante 1] Quindi non
hanno una propria ontologia, ma dipendono da quella altrui.
[Dialogante 2] Eppure a
esse fanno capo ideologie che hanno segnato il destino di interi popoli…
[Dialogante 1] … a riprova
della stoltezza umana…
[Dialogante 2] … dì
piuttosto della stoltezza delle ideologie e della labilità della mente umana,
disposta a ogni alitar di vento a rinunciare alla propria autonomia.
[Dialogante 1] Ma, se non
possiamo attribuire certe proprietà ai singoli individui, come possiamo
attribuirle ai loro raggruppamenti?
[Dialogante 2] Infatti non
lo facciamo e, quando diciamo che bianchi e neri sono diversi tra loro, non
abbiamo ancora affermato o negato nulla su di loro, e così quando predichiamo
la loro uguaglianza o diversità.
[Dialogante 1] Allora,
anche quando peroriamo la causa della fratellanza universale, parliamo del
vuoto? O forse dell’ovvio, che non richiede alcuna perorazione?
[Dialogante 2] E anche
ammettendo che in qualche modo ‘uguaglianza’ e ‘diversità’ servano a ‘distinguere’
–la prima– e a ‘equiparare’ –la seconda–, è del tutto insensato istituire una ‘gerarchia’
che faccia emergere l’una o l’altra.
[Dialogante 1] Questa
gerarchia non può che essere una sovrimpressione a priori, e non ci dice nulla neppure sugli oggetti, persone,
pensieri cui si applica. Di conseguenza sarebbe bene, soprattutto se vogliamo
servircene per istituire una graduatoria, fare a meno dai concetti di
uguaglianza e diversità e considerare tutti e
uguali e diversi allo stesso titolo.
Nessun commento:
Posta un commento