martedì 28 ottobre 2014

Tratta XX.3 (ix) – Uguaglianza



[Dialogante 2]  Parola senza riscontro alcuno nella realtà. Non esistono due oggetti, due persone, due pensieri uguali.
[Dialogante 1]  Si parla per approssimazione: di due oggetti, persone, pensieri simili al punto che possiamo dirli quasi uguali.
[Dialogante 2]  E, se nel confrontarli ci interessasse proprio il punto di quel quasi?
[Dialogante 1]  Certo in quel punto non sarebbero uguali.
[Dialogante 2]  E come facciamo a sapere se il punto che andiamo a toccare non è quello della diseguaglianza?
[Dialogante 1]  Non possiamo.
[Dialogante 2]  E allora non ci converrebbe considerare i due oggetti, persone, pensieri caratterizzati da diversità anziché da eguaglianza?
[Dialogante 1]  L’uguaglianza è in grado di ‘caratterizzare’ alcunché?
[Dialogante 2]  Forse sarebbe più ‘logico’ vedere nella diversità la norma e nell’uguaglianza l’eccezione…
[Dialogante 1]  … cosicché a essere caratterizzante sarebbe piuttosto quest’ultima.
[Dialogante 2]  Diversità e uguaglianza (come anche similitudine, affinità ecc.) non sono comunque proprietà individuali, predicabili ciò di un solo individuo:
Marco è simile –
Quel sasso è uguale (diverso, affine…) –
Nessuno le possiede da solo, ma sono rilevabili soltanto nell’inverificabile spazio del ‘confronto’ tra oggetti, persone, pensieri…
[Dialogante 1]  Quindi non hanno una propria ontologia, ma dipendono da quella altrui.
[Dialogante 2]  Eppure a esse fanno capo ideologie che hanno segnato il destino di interi popoli…
[Dialogante 1]  … a riprova della stoltezza umana…
[Dialogante 2]  … dì piuttosto della stoltezza delle ideologie e della labilità della mente umana, disposta a ogni alitar di vento a rinunciare alla propria autonomia.
[Dialogante 1]  Ma, se non possiamo attribuire certe proprietà ai singoli individui, come possiamo attribuirle ai loro raggruppamenti?
[Dialogante 2]  Infatti non lo facciamo e, quando diciamo che bianchi e neri sono diversi tra loro, non abbiamo ancora affermato o negato nulla su di loro, e così quando predichiamo la loro uguaglianza o diversità.
[Dialogante 1]  Allora, anche quando peroriamo la causa della fratellanza universale, parliamo del vuoto? O forse dell’ovvio, che non richiede alcuna perorazione?
[Dialogante 2]  E anche ammettendo che in qualche modo ‘uguaglianza’ e ‘diversità’ servano a ‘distinguere’ –la prima– e a ‘equiparare’ –la seconda–, è del tutto insensato istituire una ‘gerarchia’ che faccia emergere l’una o l’altra.
[Dialogante 1]  Questa gerarchia non può che essere una sovrimpressione a priori, e non ci dice nulla neppure sugli oggetti, persone, pensieri cui si applica. Di conseguenza sarebbe bene, soprattutto se vogliamo servircene per istituire una graduatoria, fare a meno dai concetti di uguaglianza e diversità e considerare tutti e uguali e diversi allo stesso titolo.

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