venerdì 22 agosto 2014

Tratta XVIII.1 – Furia devastatrice dell’ingordigia umana



[Dialogante 1]   I giorni appena trascorsi (primi di luglio) sono stati particolarmente densi di incontri e scambi di idee, tanto da riconfermare il Centro Metaculturale come snodo di varie correnti di pensiero variamente orientate.
[Dialogante 2]   Abbiamo anche costruito una tratta, nella persona di Diana, verso la cultura di base in Germania, non sappiamo però se la cosa avrà un seguito.
[Dialogante 1]   Più che discutere con le molte persone incontrate –tra cui Emanuele Pappalardo, Valentina, una delegazione genovese capeggiata da Valeria Lonano, un gruppo di sette frequentanti un corso di musicoterapia e una nutrita rappresentazione del Centro Metaculturale– abbiamo rilevato forti concordanze di pensiero e di modi attuativi, che ci hanno spinto a mantenere non superficiali contatti per costruire una ‘rete’ permanente in qualche modo rapportabile a IMC.
[Dialogante 2]   Fosse giunto il momento, vagheggiato e in parte già attuato negli anni Settanta-Ottanta, di costituire una sorta di movimento culturale internazionale avente come obiettivo lo studio delle condizioni preliminari per la realizzazione di un progetto di ‘pace interna’?
[Dialogante 1]   I soliti voli utopici, quando servono più che mai i piedi per terra.
[Dialogante 2]   La solita accusa –non tua naturalmente– di scarsa aderenza alla realtà…
[Dialogante 1]   … quando invece è proprio la realtà reclamare a gran voce un progetto di pace a tutti i livelli per rendere possibile, ma niente affatto certa, la nostra sopravvivenza.
[Dialogante 2]   Non è certo IMC a non avere i piedi per terra, è piuttosto la terra che ci sfugge da sotto i piedi, dilavata dalla furia devastatrice dell’ingordigia umana.
[Dialogante 1]   … talvolta le parole troppo grosse tolgono forza al loro impatto. Le nostre devastazioni superano però la grossezza delle parole. Sono di questi giorni le manifestazioni NO TAV in Piemonte. Condanna unanime di tutti i partiti contro le violenze perpetrate dai manifestanti. Come se l’assalto contro la valle alpina in nome di interessi economici e commerciali non fosse un massimo atto di violenza contro quel poco che resta della natura alpina.
[Dialogante 2]   Visione idillica ma estetizzante della natura! Questa va violentata, saccheggiata; le va strappato tutto ciò che può riempire le tasche di alcuni di noi. Gli abitanti della Valsusa però non sono d’accordo.
[Dialogante 1]   C’è qualcuno che ne approfitta per far fallire la protesta? Ben più pericolosi dei black blocks credo siano coloro che ricompattano tutti i pareri in nome della non violenza. Abbiamo già conosciuto con le Brigate Rosse le conseguenze di questa contrarre azione camuffata da reazione.
[Dialogante 2]   Ci dicono che, rinunciando alla TAV, non solo rinunciamo a conseguire investimenti stranieri, ma togliamo lavoro a chi ne ha bisogno e compromettiamo la nostra competitività economica. Ci sono forse altri modi di tenere alta questa competitività che non risparmiando due ore sulla tratta Torino-Lione e distruggendo la nostra ennesima vallata alpina.
[Dialogante 1]   O forse qualcuno si illude di uscire dalla crisi con mastodontiche opere di modernizzazione come la TAV o il ponte sullo stretto di Messina. Siamo al punto in cui siamo proprio a causa di una incontrollata rincorsa la modernità, e pensiamo di salvarci con la maggiore velocità?
[Dialogante 2]   Temo però che nessuna manifestazione, anche se non inquinata dai black blocks, potrà salvarci da questo nuovo, ennesimo attentato all’integrità del nostro paese. Saremo forse inguaribili esteti, amanti di una natura idillica e incontaminata, ma non pensiamo, a proposito di meritocrazia, di meritare un Nord devastato da una inarrestabile crescita industriale, traforato da gallerie chilometriche (che non credo rinforzi non la stabilità di terreni, come quelli alpini), destabilizzati anche, economicamente e culturalmente, dalle due ore guadagnate nella tratta Torino-Lione.

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