martedì 1 gennaio 2013

Ancora diciannove riflessioni su politica, potere, formazione (v)


Inherently Powerful, Unexpectedly Sweet, del fotografo Said Ehrlich
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Sono troppi i privilegi, economici e di prestigio, legati al ‘politico di professione’ per non farne una figura di spicco della società, mentre la semplice qualifica di ‘politico’ spetta a tutti gli individui della specie homo sapiens. Una qualifica, questa, cui tuttavia corrispondono delle responsabilità che per molti di noi sono troppo gravose da essere sopportate. Quindi preferiamo di gran lunga delegarle a quei professionisti, che dal canto loro sono ben lieti di farsene carico perché diamo loro mano libera sul come. Al cittadino comune non resta quindi che l’incombenza, assai meno gravosa, di scegliere chi sceglierà per lui e, se queste scelte non saranno di suo gusto, il cittadino si riserva il diritto di revocargli la delega e di passarla a un altro. Il tutto secondo regole che, anche queste, vengono decise da cittadini nominati allo scopo. La complessità di questo meccanismo, assai superiore a quanto qui descritto, è chiaro che si presta a infinite letture differenti, ciascuna delle quali giudicata illegittima dagli altri lettori, anche a prescindere dalle altre altrettanto numerose occasioni di rimescolare le carte in tavola, non si vede come un sistema siffatto possa portare a un’affidabile operatività concreta. Eppure niente di meglio si è trovato in millenni di tentativi in ogni parte del mondo. Lo chiamano democrazia, governo del popolo, quando il concetto stesso di ‘popolo’ tutto è meno che definibile in modo convincente. Non ci resta perciò che contentarci di quel che abbiamo e cercare di farlo funzionare al meglio. Ed è proprio ciò che non facciamo quando –ed è il caso più frequente- applichiamo questo meccanismo alla quotidianità, dove risultano assai più efficaci e redditizi, soprattutto per il singolo, altri modelli, quanto mai lontani da quello democratico. Non solo quindi abbiamo smesso di cercare al di là del modello democratico rappresentativo, ma non abbiamo neppure sondato tutte le possibilità di questo. E perché non l’abbiamo fatto? Appunto per la sua intrinseca debolezza, per l’invasione dell’ io nella compagine del noi, per il potere disgregante di quello che nei confronti di questo, ovvero per l’incapacità dei molti di desistere al potere attrattivo dell’uno.

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