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Molti, per non dire
tutti i problemi sociali cui l’adulto va incontro si manifestano già
nell’infanzia ma nessuno è più trascurato che quello delle pari opportunità.
Già la separazione tra scuola pubblica e privata contravviene a questo principio base di uguaglianza.
Solo che lo svantaggio culturale non è dalla parte che vorrebbero le famiglie
abbienti. Ricordo di aver frequentato ambedue i tipi di scuola e di essermi
trovato più a mio agio in quella privata, mentre la qualità dell’insegnamento
era decisamente superiore nella scuola pubblica. Un altro punto che già da
piccolo mi trovò in disaccordo con l’opinione oggi nuovamente in auge in ambito
scolastico: il principio meritocratico. Certo, altri criteri discriminanti sono
ancora meno accettabili, così la ‘spintarella’, molto di moda ai miei tempi ma,
credo, altrettanto oggi. Ciò che non condividevo e non condivido è la
discriminazione in sé, almeno ai primi livelli di scolarizzazione. Credo che
compito delle scuole è offrire le migliori condizioni di sviluppo e
apprendimento e tra queste non ritengo sia compresa la competitività, non
perlomeno in questo stadio. Negli animali sarà pure così, ma non
necessariamente nella specie umana dove l’evoluzione in senso darwiniano
potrebbe aver fatto nascere altre forme relazionali dominanti come per esempio
la cooperazione o la simbiosi. La scuola sarebbe quindi il terreno di prova per
più di un modello relazionale tra cui selezionare quello vincente, ma non ha
fatto che riproporre a un livello ‘superiore’ lo stesso modello competitivo.
Potrebbe anche darsi che il nuovo modello di sviluppo sia asimmetrico nel tempo
e che sia variabile, cosicché lo schema competitivo marcato fino a ieri dal
segno +, da domani riceva il segno – e scompaia dalla storia della vita. Penso
che la scuola abbia il duplice compito di conservare le scelte compiute finché
si dimostrino favorevoli alla sopravvivenza, ma sia anche disposta a nuove
scelte quando le vecchie non abbiano più ragion d’essere. Un tempo forse la
competizione con le sue estreme conseguenze potevano avere un diritto di
esistenza, oggi potrebbero non averlo più, e la guerra, che Darwin giudicava
ancora indispensabile alla vita, potrebbe rivelarsi l’anticamera
dell’estinzione, almeno per la nostra specie.
Tornando, credo che
qualunque progetto di riforma, anche quindi un’effettiva riforma scolastica non
miopemente ristretta all’immediata contingenza, debba affrontare i problemi di
oggi congiuntamente a uno sguardo sufficientemente protratto verso un futuro
sempre più incombente.
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