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Da qualche anno la
tendenza più diffusa nei paesi democratici è la riduzione del numero dei
partiti a due schieramenti contrapposti. Anche se all’interno degli schieramenti
i partiti permangono, nei momenti cruciali –cioè essenzialmente agli
appuntamenti elettorali– tutto si semplifica a favore di un sostanziale
bipartitismo che però non soddisfa nessuno. Là in una società pluripartitica un
singolo elettore cambia opinione politica e si iscrive per esempio a un altro
partito, la cosa non è di particolare rilievo, a meno che non si tratti di un
personaggio molto noto proprio per quelle sue opinioni. Anche se a cambiare
contenuto è un intero partito, potranno esserci defezioni o crescite
improvvise, ma la cosa non provocherà in genere scandalo o eccessivo
risentimento. Se però a ‘cambiare casacca’ sono i componenti di uno
schieramento, ecco che si parlerà di ‘ribaltone’ se non addirittura di
‘tradimento’. Lo schieramento viene evidentemente percepito da molti come più
vincolante che non il partito o la coerenza con se stessi.
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