sabato 19 luglio 2014

Tratta XVI.3 – Lottare col divino




[Dialogante 2]  Se la logica binaria fosse un prodotto umano, non potrebbe distruggersi per forza propria, senza il consumo di chi l’ha fatta. Orbene la logica proprio questo fa: si autoelimina quando abbiamo ancora bisogno di lei. Segno che è un prodotto divino.
[Dialogante 1]  Non basterebbe definirlo ‘alieno’?
[Dialogante 2]  Non credo, perché i principi su cui si basa la logica non sono in alcun modo contingenti e abbiamo tutte le ragioni per ritornarli ‘universali’.
[Dialogante 1]  Ho capito: mi stai prendendo in giro.
[Dialogante 2]  Il cielo me ne scampi. Sto semplicemente provocando me stesso, il mio debole cervello, perché mi liberi del tutto dalla schiavitù del divino.
[Dialogante 1]  E non ti bastano il pensiero e IMC?
[Dialogante 2]  No perché IMC non è che una forma di pensiero, quindi non resta che quest’ultimo a lottare con il divino, come già Giacobbe con l’Angelo e sappiamo che ne uscì con le ossa rotte.
[Dialogante 1]  Diventi addirittura biblico… se non fosse che ti trovo patetico.
[Dialogante 2]  Sto combattendo, da mercenario, una battaglia di ritirata.
[Dialogante 1]  Per avere una benché minima probabilità di successo dovresti provvederti di armi migliori.
[Dialogante 2]  Cioè più forti di IMC?
[Dialogante 1]  Ma IMC non esclude nulla, neppure il divino!
[Dialogante 2]  E qui sta la sua forza. Nel momento che IMC comprende[1] il divino, lo supera. Ho l’impressione di aver vinto la battaglia.
[Dialogante 1]  Quindi l’hai persa…
[Dialoganti 1 e 2, a due]         … perché nel nostro gioco
(piano in eco) dell’oco
vince chi perde,
perde chi vince.



[1]             Nel doppio senso, materiale e intellettivo.

Nessun commento: