mercoledì 2 luglio 2014

Tratta XV.6 – Riconducibile a una geometria...



[Dialogante 2]  Non penso che i problemi si risolvano; si vanificano cambiando l’orientamento del pensiero.
[Dialogante 1]  Altre volte abbiamo sostenuto che non si risolvono, ma si spostano.
[Dialogante 2]  Sono cioè sempre relativi a uno spazio, forse non tri- ma multidimensionale…
[Dialogante 1]  … quindi non afferrabile dai nostri sensi, ma costruibile dalla nostra mente.
[Dialogante 2]  Detto altrimenti, la conoscenza è riconducibile a una geometria.
[Dialogante 1]  Nulla di nuovo. Ne era convinto già Einstein.
[Dialogante 2]  Ma perché cerchiamo sempre di nuovo. Come se non fosse contenuto nel vecchio!
[Dialogante 1]  Basterebbe cioè spostare il punto di osservazione, cambiare l’orientamento dell’oggetto dello spazio multidimensionale, e il vecchio diventerebbe nuovo o viceversa.
[Dialogante 2]  Se non sbaglio, l’oggetto delle nostre riflessioni non è più il mondo, la realtà, ma una ipotetica ‘geometria’, costruita o costruibile dal nostro cervello.
[Dialogante 1]  In definitiva è di questo che ci stiamo occupando…
[Dialogante 2]  … non una psicologia della scienza, ma direttamente una psicologia del mondo…
[Dialogante 1]  … proprio ciò che gli scienziati non vogliono. Il cervello che sia rivolta contro se stesso, meglio si dovrebbe dire: la mente…
[Dialogante 2]  Né potrebbe essere diversamente, perché è la mente a fabbricare la conoscenza, non a trovarla predisposta nella realtà.
[Dialogante 1]  Affermazione ideologicamente dura, niente affatto metaculturale, che per essere accettata metaculturalmente avrebbe bisogno di essere localizzata in qualche UCL.
[Dialogante 2]  Un tentativo di ribellione? In nome di quale UCL?
[Dialogante 1]  Se fosse possibile trovare un UCL in grado di giustificare se stesso –come l’omino che si tira su per i piedi– ecco, sarebbe quello giusto, e la ribellione dovrebbe dirsi riuscita.
[Dialogante 2]  Domanda: Dio è capace di tirarsi su per i piedi?

Nessun commento: